Flussimetria in gravidanza, quando va fatta e quali valori misura

Flussimetria materno fetale
Flussimetria in gravidanza

In cosa consiste la flussimetria in gravidanza, quando va fatta e quali valori misura questo esame? Tutte le donne incinta conoscono l’importanza dell’ecografia in gravidanza: non tutte però sanno che a questa, soprattutto nel caso di feto piccolo o non proporzionato, sarebbe bene abbinare la flussimetria materno fetale. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste, in quale mese di gravidanza va fatta e a cosa serve.

La Flussimetria materno fetale: che cos’è?

Come suggerisce il nome stesso la flussimetria in gravidanza serve a misurare il flusso del sangue al feto. Questo permette di evidenziare in maniera tempestiva eventuali insufficienze ed eventualmente di intervenire per garantire un regolare sviluppo del feto. E’ un esame innocuo, non doloroso per la mamma e senza alcun rischio per il nascituro.

Tecnicamente in realtà distinguiamo due tipi di flussimetria: quella materno e quello fetale.

Il primo esame analizza il flusso sanguigno dal punto di vista della donna fornendo un quadro dell’elasticità delle arterie uterine, il secondo dalla prospettiva del nascituro. La flussimetria materno uterina serve a scongiurare il rischio di ipertensione, gestosi, ritardi nello sviluppo intrauterino e tutto quanto concerne la regolare evoluzione della gestazione.

La Flussimetria fetale invece, come abbiamo accennato, si concentra sul benessere del feto (che ovviamente è conseguente alle condizioni di cui sopra). In particolare vengono esaminati i vasi fetali calcolandone l’indice di pulsatilità (P.I.) e di resistenza (R.I.). In base ai risultati si ricavano informazioni utili circa l’elasticità dell’arteria ombelicale, aorta fetale, cerebrale media fetale, carotide fetale. Questi valori servono a congiurare il rischio di accelerazioni a livello cardiaco o di sfigmogrammi venosi fetali. Ma soprattutto si cerca di evitare la tragica eventualità di ipossia cronica nel feto con conseguente rischio di asfissia e di ischemia cerebrale.

Flussimetria in gravidanza: quando e come si esegue l’esame

La flussimetria materna delle arterie uterine può essere eseguita dalla diciassettesima alla ventitreesima settimana di gravidanza. esegue a vescica vuota, utilizzando una sonda addominale. Si usano un doppler pulsato, un ecocolor doppler ed un energy color doppler: solo nei casi più sospetti l’analisi viene approfondita attraverso una sonda transvaginale.
Non è un esame doloroso e si fa rapidamente (in media il tutto dura tra i 5 ed i 15 minuti).

La flussimetria fetale viene eseguita a partire dalla trentaduesima settimana di gravidanza. La procedura e i mezzi usati sono gli stessi della flussimetria materna solo che l’esame è leggermente più lungo (ma in genere non supera comunque la mezz’ora). Solitamente prima del termine fissato per il parto l’esame va ripetuto una seconda volta. Esiste la possibilità di abbinare la flussimetria alla biometria (o auxologia) e alla cardiotocografia: si tratta in questi casi di un esame biofisico completo.

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