Lavoro o maternità? In Italia la scelta è quasi obbligata

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La cura dei bambini o degli anziani spesso nel nostro paese sembrerebbe non essere un ‘problema’ dello Stato, lo conferma un nuovo studio Istat intitolato: La conciliazione tra lavoro e famiglia. Non sono solo le donne ad essere coinvolte in questa problematica importante, anche molti uomini si prendono ormai la responsabilità di accudire un vecchio parente o i bambini piccoli. Le donne sono ancora però le più numerose a dover scegliere tra lavoro e maternità perchè il servizio pubblico non offre possibilità alternative.

In Italia oggi sono circa 15 milioni e 182 mila gli italiani che accudiscono regolarmente bambini, adulti malati, disabili e anziani. La maggior parte sono donne ed è proprio a causa di questo che la partecipazione al mondo del lavoro risulta ancora di gran lunga più bassa rispetto a quella degli uomini.

Pensate che secondo i dati Istat tra le madri di 25-54 anni, la quota di donne occupate è pari al 55,5%, mentre tra i padri raggiunge il 90,6%. Le donne superati i trent’anni sono obbligate a scegliere tra figli e lavoro, assieme sono concessi solo a chi può permettersi di pagare un aiuto privatamente. E’ un circolo vizioso perchè se non lavori hai meno accesso ai servizi di assistenza e accudimento, ma hai anche meno soldi, se lavori invece devi in ogni caso scendere a compromessi, a volte anche obbligati. Il fatto di non avere dei servizi pubblici adeguati al sostegno delle persone che devono accudire bambini, disabili o anziani è l’ostacolo principale per il lavoro a tempo pieno di 204 mila donne occupate part-time (il 14,3%) e per l’ingresso nel mercato del lavoro di 489 mila donne non occupate (l’11,6%).

E’ interessante notare l’associazione tra numero di figli e inattività delle donne: sono inattive il 36% delle donne con un figlio, il 41,5% di quelle con due figli e il 62,0% delle donne con tre figli o più.

L’assenza temporanea dal lavoro per accudire i figli continua a riguardare, invece, solo una parte marginale di padri, che sì sono sempre più presenti all’interno del nucleo familiare, ma chiedere dei congedi parentali per loro risulta ancora un tabù.

La cosa più grave poi è che le donne oltre a farsi in quattro per dividersi tra figli e lavoro, si dicono anche insoddisfatte per la qualità del tempo speso con i bambini, e tutto questo è dovuto alla carenza di servizi a sostegno delle famiglie che si trovano sempre più in difficoltà ed abbandonate.

Crescere un bambino è difficile per molti aspetti, ci si domanda ogni giorno se si stia facendo la cosa giusta, se il bambino sarà felice, si cerca di mettere i soldi da parte per garantirgli un futuro ancora migliore rispetto a noi, si cerca di crescerli generosi e buoni, decisi quanto basa, si cerca di insegnargli la sincerità ed il rispetto per gli altri e per il mondo che li circonda. Si cerca di fare tutto il possibile, ma le donne, o chi decide di crescere un figlio, non possono annullarsi in questo ‘cercare di fare’, non si può fare tutto da soli.

Le grandi famiglie di un tempo, con nonni e zii in pensione pronti a dare una mano, non esistono più o sono ormai sempre più rare. Le giovani famiglie sono spesso sole a dover crescere i loro figli ed aiuti pubblici sono necessari, fanno parte di un valore fondamentale che coinvolge tutti: il diritto ad una vita normale che non sia solo corse sfrenate e privazioni.

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