Le più belle poesie sui bambini piccoli da recitare

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Poesie sui bambini piccoli: conoscete le più belle? I bambini amano particolarmente recitare le filastrocche, le dediche, le frasi, i pensieri e gli aforismi sui più svariati argomenti; da quelli dedicati ai diritti dei bambini a quelli sulla vita in genere o sull’amicizia e la scuola. Tra i poeti che hanno innovato la letteratura per i ragazzi, sicuramente Gianni Rodari, un autore che ha proposto tantissimi racconti e poesie sui temi più svariati. Tra questi, anche i componimenti sui figli appena nati e i sentimenti dei più piccoli. Di seguito, vi proponiamo una raccolta di poesie sui bambini, scegliete quelle che più vi piacciono e recitatele insieme a loro oppure dedicatele in occasione del Battesimo o della nascita!

Dite di Janusz Korczac

Dite:
è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.

Bambino di Alda Merini

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.

I bambini s’incontrano di Rabindranath Tagore

I bambini s’incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Su di loro l’infinito cielo
è silenzioso, l’acqua s’increspa.
Con grida e danze s’incontrano i bambini
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Fanno castelli di sabbia
e giocano con vuote conchiglie.
Con foglie secche intessono barchette
e sorridendo le fanno galleggiare
sull’immensa distesa del mare.
I bambini giocano sulla. riva dei mondi.
Non sanno nuotare,
non sanno gettare le reti.
I pescatori si tuffano a pescare
le perle dal fondo del mare,
sulle navi viaggiano i mercanti,
mentre raccolgono i bambini
sassolini che poi gettano via.
Non cercano tesori nascosti
non sanno gettare le reti.
Il mare s’increspa di sorrisi
e la spiaggia dolcemente risuona.
Le onde che portano, la morte
cantano ai bambini nenie senza senso,
come fa la madre
quando culla la sua creatura.
Il mare gioca coi bambini
e la spiaggia dolcemente risuona.
S’incontrano i bambini
sulla riva di mondi sconfinati.
Vaga la tempesta
per il cielo dai molti sentieri,
naufragano le navi
nell’acqua dai molti sentieri,
la morte è in giro e giocano i bambini.
C’è un grande convegno di bambini
sulla spiaggia di mondi sconfinati.

Quando il bambino era bambino di Peter Handke

Quando il bambino era bambino,
se ne andava a braccia appese.
Voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente;
e questa pozza, il mare.

Quando il bambino era bambino,
non sapeva d’essere un bambino.
Per lui tutto aveva un’anima, e tutte le anime erano tutt’uno.

Quando il bambino era bambino,
su niente aveva un’opinione.
Non aveva abitudini.
Sedeva spesso a gambe incrociate,
e di colpo sgusciava via.
Aveva un vortice tra i capelli,
e non faceva facce da fotografo.

Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande.
Perché io sono io, e perché non sei tu?
Perché sono qui, e perché non sono lí?
Quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio?
La vita sotto il sole, é forse solo un sogno?
Non é solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo,
quello che vedo, sento e odoro?
C’é veramente il male e gente veramente cattiva?
Come puó essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare?
E che un giorno io, che sono io, non saró piú quello che sono?

Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed é ancora cosí.

Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano,
come solo le bacche sanno cadere. ed é ancora cosí.
Le noci fresche gli raspavano la lingua, ed é ancora cosí.
A ogni monte, sentiva nostalgia di una montagna ancora piú alta,
e in ogni cittá, sentiva nostalgia di una cittá ancora piú grande.
E questo, é ancora cosí.
Sulla cima di un albero,
prendeva le ciliegie tutto euforico, com’é ancora oggi.
Aveva timore davanti ad ogni estraneo, e continua ad averne.
Aspettava la prima neve, e continua ad aspettarla.

Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone, come fosse una lancia.
E ancora continua a vibrare.

I bambini giocano di Bertolt Brecht

I bambini giocano alla guerra.
E’ raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E’ la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

Proponete ai più piccoli anche tutte le poesie sui bambini di Gianni Rodari oppure tutte le filastrocche dedicate alla scuola.

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