Quando il matrimonio è un costrutto scientifico

matrimonio felice
matrimonio felice

Nella vita tutto è questione di fortuna, soprattutto quando ci si sposa. Viene quasi da chiedersi… Esiste una formula magica alla quale fare ricorso affinché vada tutto liscio? La ricerca scientifica ha fatto grandi passi avanti negli ultimi decenni. Per comprendere meglio il concetto di qualità del matrimonio sono state infatti scoperte e studiate sempre più variabili correlate.

Con il termine qualità del matrimonio si vuole indicare una valutazione personale del proprio matrimonio in una scala che va dal buono, felice e soddisfacente. Gli studiosi negli anni hanno provato che in un matrimonio cooperano molti fattori. Felicità, benessere fisico e psicologico, successo, soddisfazione, disaccordi, comunicazione, la capacità all’adattamento e a risolvere i problemi. Tutti fattori strettamente collegati tra loro in modo complesso e articolato. Così sono state create diverse scale di valori come ad esempio la Marital Satisfaction Inventory, che misura la comunicazione, il conflitto e l’affettività di una coppia; oppure c’è quella che misura il supporto coniugale, ovvero il grado di supporto del proprio partner; o la scala per misurare l’autoefficacia percepita cioè la convinzione delle proprie capacità nel gestire la relazione con il proprio partner. Ovviamente la marital satifsaction è una questione del tutto soggettiva ma soprattutto un costrutto fatto di dinamiche e di variabili tra le quali il tempo è un fattore chiaro che si evolve e si modifica. Tra i diversi modelli a diposizione, utili ad individuare i fattori indispensabili per la buona riuscita di un matrimonio, ricordiamo quello dei costi e dei benefici di Levinger. Questo modello si basa sulla seguente proporzione: l’attrazione tra i partner in una coppia è direttamente proporzionale ai benefici che ciascun individuo trae dalla relazione ed è invece inversamente proporzionale ai costi sostenuti. Un matrimonio, insomma, è strettamente legato dalla percezione dei benefici che ciascuno riesce a trarre dal proprio partner. Benefici, naturalmente, che vanno oltre il discorso economico e che fanno riferimento al supporto emotivo, l’affetto, la sessualità, l’aiuto quotidiano. Nei costi invece rientrano fattori come i compromessi, gli scontri verbali o fisici, le cattive abitudini. Nel modello esistono i cosiddetti fattori definiti di barriera come gli obblighi nei confronti del marito o dei figli e della famiglia estesa, i valori religiosi e morali, la società, le restrizioni legali o la dipendenza economica di uno dei due consorti ed i fattori alternativi al rapporto tra cui anche le altre relazioni. Uno studio longitudinale della durata di 17 anni ha dimostrato che fattori come l’amore e il rispetto sono fondamentali per la felicità e la qualità del matrimonio. I fattori alternativi e le barriere hanno un potere disgregante quando i benefici vengono meno in una coppia. Se ad essi si aggiunge l’infelicità, essi porteranno alla separazione e al divorzio. Un esempio di barriera può essere la credenza religiosa, le risorse finanziarie. I dogmi religiosi, la disponibilità economica, avere dei figli, sono delle possibilità solitamente presentate come “collante” in un matrimonio infelice. Questo però quando le risorse in termini di benefici, risultassero solo temporaneamente non disponibili. Nel caso in cui infatti l’indisposizione di queste risorse dovessero protrarsi nel tempo, ad esse verrebbe attribuito un significato negativo. In pratica, secondo questa ricerca, le donne dipendenti economicamente dai mariti potrebbero scegliere di non separarsi fino al raggiungimento di un personale status economico. Una coppia di genitori non più felici potrebbe scegliere di rimanere insieme per il bene dei loro figli fino però al raggiungimento di una certa età.

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