Separazioni: il 75% delle denunce contro il coniuge sono false

Separazioni: il 75% delle denunce contro il coniuge sono false
Separazioni: il 75% delle denunce contro il coniuge sono false

E’ certificato che nel 75% dei casi le denunce penali nei confronti del coniuge sono palesemente false, infondate e strumentali all’ottenimento di immediati risultati nelle cause di separazioni e divorzi‘. Ad affermarlo è il presidente nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, Gian Ettore Gassani, prendendo spunto dalla sentenza del Tribunale di Varese che ha condannato una donna separanda a pagare 10.000 euro per ‘abuso di processo‘.

Gassani ha commentato, inoltre, che in Italia il fenomeno del ricorso imprudente o addirittura doloso ad azioni giudiziarie finalizzate all’ottenimento del divorzio è sempre più diffuso.

Nel caso di ricorso strumentale a continue iniziative giudiziarie nei confronti della controparte il presidente nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani dichiara si possa addirittura configurare un reato, di cui ancora si parla poco, ma che rappresenta un fenomeno in assoluta crescita, quello di ‘stalking giudiziario‘.
Lo ‘stalking giudiziario’ pur non godendo di casistica precisa né di una giurisprudenza consolidata, rappresenta una interessante elaborazione di molti studiosi della materia penale del reato di persecuzioni moleste – stalking – che si configurano ogni qualvolta che il molestatore adotta strategie palesemente finalizzate ad arrecare ingiuste e reiterate molestie alla vittima, condizionandone e modificandone in negativo la qualità della vita con la diretta conseguenza di stati di ansia, paura e soggezione psicologica in danno del perseguitato.
Il ricorso sistematico ad incessanti ed infondate azioni giudiziarie di un soggetto nei confronti di un altro preordinato (con o senza il concorso di un legale) allo sfiancamento della vittima pluridenunciata o pluriconvenuta in giudizio, può quindi configurarsi in astratto nel reato di ‘stalking giudiziario’. Il requisito essenziale di tale reato – spiega il legale -, così come prospettato, deve essere appunto la dolosa coscienza del molestatore giudiziario di arrecare, con il ricorso strumentale a svariate azioni giudiziarie, danni alla vittima prescelta al fine di modificarne le abitudini di vita ed esporla a continue spese processuali e a gravi ricadute sul piano della immagine personale, genitoriale e professionale’.
Già ottenere il divorzio in Italia è un’odissea, i tempi restano troppo lunghi e talvolta si arriva alla sentenza definitiva dopo 10 anni. Se ad un procedimento lungo e costoso e snervante dal punto di vista psicologico aggiungiamo anche reiterate molestie in itinere separarsi diventa davvero un calvario.

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