Il matrimonio è la tomba dell’amore? Tranquilli, quando l’amore arriva al capolinea non sta a guardare se prima avete scelto di indossare un anello al dito oppure no. Le coppie di fatto cioè finiscono in tribunale esattamente come le coppie sposate quando non c’è più un sentimento forte ad unirle.
Parola degli avvocati matrimonialisti americani. Secondo il 48% dei membri dell’Accademia americana degli avvocati matrimonialisti infatti (ma il dato non differisce di molto in Italia), c’è un boom di convivenze che finisce in tribunale e il 39% ha rilevato un forte aumento del numero di ‘accordi di convivenza‘ (quelli che da noi avrebbero dovuto essere i Pacs).
E se è vero che molte coppie oggi preferiscono la convivenza al matrimonio, altrettanto vero appare il fatto che questa scelta non rappresenta una garanzia per la solidità del rapporto. In un articolo pubblicato ieri su Il Giornale l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace spiega che, se prima a spingere le coppie verso il matrimonio era l’esigenza di legittimazione del desiderio sessuale, oggi l’avvenuta emancipazione rende superflo anche questo.
‘Una volta, nell’incontro tra due persone, si partiva dalla comunicazione dei sentimenti, dei progetti, dell’esperienza, della propria specificità per arrivare, più in generale dopo il matrimonio, all’incontro sessuale. Il matrimonio anche per l’importante influenza cattolica – aveva, appunto, la funzione di legittimare, nel chiuso della coppia coniugale, ogni reciproco entusiasmo dei corpi. Oggi che il sesso è diventato la prima e pressoché indispensabile forma di conoscenza tra le persone, dopodiché c’è la reciproca affannosa e confusa ricerca dei rispettivi sentimenti, il matrimonio ha perso la sua matrice sociale di ufficializzazione e accettazione del sesso tra adulti. I quali, invece, nel segno dell’affermazione dei diritti individuali e della libertà, tendono piuttosto a decidere di convivere senza formalismi’. Oggi l’unica legittimità allo stare insieme è dato dall’amore. Quando questo finisce non c’è schema legislativo che tenga.
Tanto che come precisa l’avvocato de Pace: ‘I tribunali pullulano ormai di quasi divorzi e molti conviventi si rendono, quindi, conto che il rifiutare le regole non salva dalle cause. Si risparmia il denaro del ricevimento matrimoniale, dell’abito e delle bomboniere, ma c’è il rischio di pagare, al momento del distacco, tante azioni giudiziarie quanti sono i problemi irrisolti in gioco: nella separazione coniugale figli, casa e denaro sono regolati da un unico giudice, mentre i conviventi dovranno trovarsi un giudice per ogni problema da superare. Una donna convivente ma molto abile, può tuttavia – se vuole – salvarsi in extremis: finito l’amore, deve pretendere il matrimonio riparatore!’.