In Italia è scattato l’allarme per la crescita esponenziale dei casi di mutilazioni genitali femminili: nel nostro paese ogni anno sono 4mila le bambine che subiscono tali barbarie. Il dato ancora più raccapricciante è che l’Italia è lo stato occidentale con il più alto tasso di donne che subisce questa pratica brutale. E’ chiaro che stiamo parlando dei casi registrati, immaginate a quanto possano ammontare tutte le situazioni sommerse. In realtà nel nostro paese esiste una legge che vieta tale pratica ma purtroppo ci sono ancora molti medici e strutture private che praticano clandestinamente l’infibulazione. Solitamente viene praticata in centri di chirurgia estetica vaginale oppure negli studi dove si praticano piercing e tatuaggi.
In cosa consiste l’infibulazione?
In effetti sull’argomento esistono ancora poche informazioni corrette, cerchiamo quindi di chiarire come avvengono le mutilazioni genitali femminili.
Esistono principalmente due tecniche differenti: la prima consiste nell’asportazione quasi totale del clitoride e parte delle grandi e piccole labbra mentre la seconda consiste nell’asportazione di grandi labbra, piccole labbra, clitoride e cucitura degli organi genitali femminili esterni, viene lasciata soltanto una piccola apertura sulla vagina che serve per espletare le funzioni fisiologiche, quali il mestruo e le urine.
Questo genere di mutilazioni comporta gravi problemi fisici e psicologici alla donna che le subisce. Talvolta le complicazioni portano ad una morte prematura.
I problemi sorgono inoltre quando la vittima inizia ad avere una vita sessuale attiva: quando la donna si sposa (non può ovviamente avere rapporti prematrimoniali) lo sposo scuce letteralmente la vulva ed ha rapporti sessuali con la moglie sino a quando rimane incinta. Dopo il parto la donna viene ricucita.
Il tutto avviene in condizioni di estremo dolore fisico e psicologico, senza che la donna possa mai comprendere il significato del piacere sessuale.
Certo è che si tratta di un barbarie che, nel nostro paese, subiscono le donne immigrate di culture e religioni differenti dalle nostra, ciò non significa che dobbiamo lavarcene le mani!
In realtà si tratta di una battaglia per i diritti della donna in generale, in difesa della sua natura, sia essa araba, musulmana, indiana o marocchina.
Sono più di 50.000 nel nostro Paese (e milioni nel mondo) le donne che subiscono tali atroci mutilazioni e che quindi non avranno mai diritto ad una vita sessuale.
L’infibulazione è giunta in Italia nei lontani anni ‘80 e solo dal 2006 è stata istituita una legge che ne vieta la pratica ma purtroppo non è servita ad arginare il fenomeno.
E’ necessario puntare l’attenzione su questo problema che ci attribuisce un primato di cui certamente non dobbiamo andare fieri.
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