‘Lucio Dalla è da poco scomparso, eppure nemmeno un mese fa era sul palco di Sanremo a dirigere l’ennesima rivelazione del Talen Show di Maria De Filippi, Pierdavide Carone’. Questa è la frase che aleggia nell’aria ormai da giorni, mentre lo sgomento e l’incredulità abitano gli animi della gente. Nel frattempo, diverse realtà stanno emergendo, come di consueto, dopo la morte del vecchio lupo di mare e qualcosa lascia esterrefatti e piacevolmente stupiti circa la sua idea di omosessualità. Qual’era quindi il Lucio pensiero riguardo all’omosessualità?
Girovagando senza meta tra le pieghe del web abbiamo trovato uno stralcio di un’intervista che Lucio rilasciò nel lontano ’79 alla rivista Lambda. Ripresa in seguito da Gayclubbing, rivela la sua posizione a riguardo del mondo gay.
L’intervista realizzata per mano di Pietro Savarino focalizzata sulla questione omosessualità, indispettisce il cantante ripetutamente. Ecco cosa risponde Dalla alla richiesta del giornalista di dichiararsi gay:
‘No! A parte che non è proprio così. Non mi interessa parlartene perché dovremmo stare per giorni interi, ma poi mi sembra così poco informativo, poco divulgativo, e poi credo proprio che non ve ne sia bisogno nel caso fosse vero. Io sostengo, invece, da tempo, che sul piano dell’ortodossia dei propri sentimenti, della propria sessualità, che ognuno deve comportarsi sempre correttamente secondo quella che è la sua organizzazione mentale, la sua organizzazione sociale, ma da qui a fare delle dichiarazioni di voto mi sembra ridicolo… Non appartengo a nessuna sfera sessuale.’
Quando l’intervistatore gli ricorda l’importanza di una sua dichiarazione, considerando il peso della sua notorietà, Dalla non si trattiene ed interrompendo il giornalista, replica così:
‘Ma no cazzo, ma non è vero! Non si tratta di nessuna area culturale, io sono un canzonettaro che fa canzoni come tutti i miei colleghi e questo vorrei che fosse chiaro soprattutto a quelli che utilizzano le mie canzoni, cioè con serenità quelle che sono serene, con rabbia quelle che si esprimono con rabbia, ma è un momento questo che non faccio canzoni ‘arrabbiate’. Quindi il mio è un atteggiamento completamente scollato da una forma di problematica che in qualche modo diventa violenta anche se solamente nelle dichiarazioni, soprattutto quando sono inesatte. Hai capito? Ti dico, purtroppo sono un uomo isolato, ecco perché mi rifiuto di collocarmi nell’area culturale del PCI, col quale non ho nessuna ‘area culturale’ in comune. Sono un uomo abbastanza appartato anche a livello di sentimenti. Sono solo perché lo voglio essere, organizzo il mio mondo strettamente e forse malinconicamente ma con coraggio, molto vicino al mondo del lavoro per cui il fatto stesso di comunicare alla gente, a tanta gente, è una esemplificazione di tante tensioni, che sono tensioni emotive e a volte anche tensioni sessuali, senza fare del francescanesimo perché non sono San Francesco, non lo voglio essere e non lo penso nemmeno.’
In conclusione Dalla spiega a chiare lettere la sua posizione ed in maniera ferma si oppone alle richieste dell’irriverente giornalista:
‘Cioè io non mi sento omosessuale, questo è il problema di fondo, hai capito? Ti ripeto, credo che ogni uomo, e l’ho anche detto e scritto in alcune canzoni, debba organizzare la sua sessualità per quello che sono le sue richieste; è in questo senso che credo nell’organizzazione; però non mi sento omosessuale e mi sembra imbecille che dica di esserlo e mi sembrerebbe ancora più imbecille se mi sentissi omosessuale e non lo dicessi. Hai capito? Ho un grande rispetto per gli omosessuali come per tutti gli uomini in genere anche per quelli che in realtà mi sembrano miei nemici, ma credo che il rispetto sia la costante che si debba avere per qualsiasi situazione di diversità, anche fisica, razziale…[…] Non mi sento omosessuale, ma veramente, spero che lo capisca: non mi sento omosessuale. Mi sento pronto e disponibile a tutte le situazioni di amore, di affetto, di amicizia, di sentimenti, di tenerezza. Ecco, questo vuol dire che sono un uomo disponibile, ma fondamentalmente la mia cultura non è una cultura omosessuale, il mio modo di organizzare il lavoro non è omosessuale, ho amici quasi tutti eterosessuali non per mia scelta ma per una serie di contatti che sono legati al mio lavoro; ho anche amici omosessuali che rispetto e ai quali voglio molto bene e che tratto come qualsiasi altro amico.’
In fondo è proprio così dichiarare o meno la propria condizione è sempre un modo di catalogare l’umano esistere ed agire…in realtà ogni individuo è un piccolo mondo poliedrico, fatto di mille sfaccettature non per forza incastolabili in un termine e quindi in una certa fetta della società. Omosessualità, eterosessualità, bisessualità, non sono altro che macro-contenitori utili a chi ha paura del caos. Eppure Nietszche l’aveva detto più di cento anni fa: ‘Ci vuole un caos dentro per generare una stella danzante‘. Che bisogno abbiamo di inscatolarci dunque?