Il mese di febbraio è stato un vero e proprio mese di sangue per tutti i gay e le lesbiche irachene. Nel giro di nemmeno trenta giorni sono stati compiuti quaranta omicidi di individui ad orientamento omosessuale. L’eccidio è stato denunciato sia dalla Commissione internazionale per i diritti umani della comunità omosessuale, sia dall’organizzazione per la libertà delle donne irachene. Nonostante siamo approdati nel terzo millennio, è terribile dover constatare che in Iraq l’omosessualità è punita ancora brutalmente con la morte.
Le due associazioni che si battono per i diritti umanitari hanno denunciato la comparsa di volantini sui muri dei quartieri sciiti di Bagdad ed altre città maggiori, nei quali vi era un elenco di persone considerate omosessuali con tanto di foto, nome, età ed addirittura indirizzo di residenza!
Una vera e propria lista della morte: alle persone accusate di essere gay oppure lesbiche è stato chiesto di smentire pubblicamente il proprio orientamento sessuale, pena la loro persecuzione e condanna a morte.
Non si è trattato esclusivamente di un gesto intimidatorio, gli squadroni sciiti della morte hanno subito messo in pratica il proprio piano uccidendo decine di persone omosessuali o soltanto presunte tali.
Le esecuzioni, iniziate con il primo omicidio lo scorso 6 febbraio, sono state estremamente brutali: le persone oggetto dell’odio fondamentalista sono state dapprima mutilate di alcune parti del proprio corpo e poi sono state gettate dai palazzi oppure lapidate pubblicamente.
Cary Alan Johnson, il presidente della Commissione internazionale per i diritti umani dei gay e delle lesbiche, sconcertato di quanto verificatosi ha dichiarato: ‘Non ci sono giustificazioni per simili barbarie, questi omicidi devono essere perseguiti, così da porre fine una volta per tutte a tali barbarie.’
Febbraio è stato senz’altro un mese che rimarrà impresso nella storia di un paese, l’Iraq, in cui ancora oggi è difficile, se non impossibile, vivere liberamente la propria omosessualità.
Le vittime dell’omofobia sono diverse centinaia ormai ed il numero è destinato inesorabilmente a crescere, poiché simili esecuzioni brutali avvengono nel totale disinteresse degli organi di giustizia del paese.
Sembra di assistere ad un autentico sterminio degli omosessuali ma nonostante le numerose denuncie (tra le quali spicca quella della Germania) circa le condizioni in cui sono costretti a vivere i gay e le lesbiche in Iraq, la realtà ad oggi non ha subito alcun miglioramento.