Chissà cosa ne pensa Eve Ensler, dopo i suoi Monologhi della vagina il terzo millennio porta in scena i ritratti, anzi stampi in gesso, Jamie McCartney fa della vagina un’arte, nulla a che vedere con il calendario di Oliviero Toscani, anche il messaggio di base vuole essere differente, ma probabilmente lo scandalo avrà lo stesso risalto. 400 stampi in gesso di vagine di altrettante donne per sottolineare che tutte le vagine sono diverse e questa differenza è un fattore da apprezzare.
La mostra intitola ‘The Great Wall of Vagina‘ e desidera riscattare la vagina spesso maltrattata tra pornografia, gravidanza e plastiche moderne, l’artista ha messo in evidenza come ogni dettaglio, colore, forma, dimensione, sia differente da donna a donna. L’opera d’arte è iniziata una decina d’anni fa e oggi dovrebbe venire esposta per una prima mondiale al Festival di Brighton Fringe in maggio. Il progetto si presenta su di una parete di nove metri di lunghezza dove 400 stampi in gesso di 400 vagine vengono esposti. Le proprietarie di tali vagine hanno età differenti, dai 18 ai 76 anni.
L’intento dell’artista è semplice convincere le donne che la diversità delle loro vagine è un pregio e dissuaderle dal fare un intervento di chiurgia plastica, moda moderna, ‘Ho capito che molte donne sono preoccupate per i loro genitali e mi sono trovato in una posizione unica per fare qualcosa al riguardo … Se questa scultura aiuta solo una donna a decidere di non procedere ad inutili interventi di chirurgia plastica sui suoi genitali allora sarà riuscita‘.
La Grande Muraglia della vagina sta ovviamente facendo discutere, ma a chi grida allo scandalo l’artista risponde ‘Non è volgare, è vulva! L’opera non è solo sensazione, è arte con una coscienza sociale, la gente deve fermarsi, guardare, ascoltare‘ Non a caso l’opera è stata definita come I Monologhi della vagina in scultura ‘Per molte donne i loro genitali sono una fonte di ansia e vergogna, piuttosto che di orgoglio, quest’opera cerca di ristabilire l’equilibrio, dimostrando che ognuna è diversa e tutto è normale.’
Non si tratta di pornografia, nemmeno di arte erotica, e neanche di eccitazione, McCartney è riuscito a fare di un dettaglio sessuale un racconto non sessuale, portando lo spettatore ad osservare senza vergogna ma con meraviglia e stupore la denuncia della varietà umana.
Intervista all’artista: