Bellezza e carriera per le italiane vanno di pari passo. E’ quanto emerge dal secondo Rapporto Bachelor, dedicato quest’anno alle giovani laureate italiane, secondo cui l’aspetto fisico può condizionare la carriera delle donne.
Secondo i dati raccolti nel rapporto, infatti, le capacità personali se non accompagnate dalla bellezza fisica non servono a fare carriera. Inoltre, esiste la percezione diffusa di subire un trattamento diverso da quello riservato ai colleghi uomini.
Il 90 % delle laureate ha dichiarato che avere un bel corpo abbia un peso rilevante nella carriera di una donna. Per il 54% è un fattore in grado di influenzare il percorso professionale al di là delle qualità personali, mentre per il restante 36%, pur non condizionando direttamente l’avanzamento, rimane un elemento che sicuramente può aiutare.
Secondo i dati raccolti da un campione di 1000 persone a distanza di 4 anni dal conseguimento del diploma di laurea, il 36% delle intervistate è a conoscenza di episodi di discriminazione sul lavoro. E se il 55% è disposto a credere che, a livello teorico e normativo, un uomo e una donna abbiano le stesse possibilità di carriera, l’81% si trova poi a constatare che in realtà tale parità non esiste o è un’assoluta rarità.
Anche da un punto di vista della retribuzione le pari opportunità sembrano un traguardo lontano nell’universo femminile: quasi la metà delle neo laureate è convinta che, a parità di ruolo, a uomini e donne non sia riservato lo stesso trattamento. Ci sono cause di discriminazione, e poi c’è la maternità, che tra tutte rimane la più sentita. Sul fronte della retribuzione abbiamo il 60 % delle laureate che, a 4 anni dal diploma, guadagna meno di 1250 euro netti al mese. E appena il 5% ha raggiunto uno stipendio superiore ai 2000 euro.
Solo in Italia, però. La condizione è ribaltata se si confronta la situazione con le donne che risiedono all’estero, dove il 56% delle giovani laureate ha uno stipendio che supera i 2000 euro mensili. A questo fenomeno contribuisce certamente anche una scarsa mobilità. Il 62% delle italiane non ha ancora cambiato azienda neppure una volta, mentre il 74% continua a svolgere la stessa mansione con la quale ha iniziato la propria carriera.
Il lavoro si trova, quasi sempre a tempo determinato. Includendo anche stage, tirocini e lavori in nero, il 73% delle laureate ha un’occupazione, contro il 20% di disoccupate, con il 60% delle intervistate impiegate in aziende private italiane. Sono meno della metà, però, quelle che, dopo 4 anni, hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato.
Positiva, infine, la percezione dell’attinenza tra percorso universitario e lavoro: il 78% dichiara infatti di svolgere una mansione coerente e quasi il 72% ritiene di dedicarsi ad un compito adeguato agli studi effettuati.
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