Il pallore non è gradito a nessuno, a quasi, ma in molti sembrano non gradire nemmeno il colorito naturale della pelle durante l’inverno. Così negli ultimi dieci anni il business delle lampade solari è cresciuto senza freni e sta causando non pochi problemi di salute. Il ricorso scriteriato a lampade abbronzanti comporta rischi importanti che la maggior parte delle persone ignora, come ad esempio il melanoma.
Uno studio portato avanti dall’Università del Minnesota, ha messo in luce come le possibilità di contrarre il cancro della pelle siano da due a tre volte superiori per i clienti abitudinari dei solarium. Esso aumenta ulteriormente nel caso ci sia solo esposizione ai raggi UVA senza filtri (cosa che comunque ora accade sempre meno, visto che i centri di abbronzatura moderni sono dotati di macchine certificate) e con una frequenza di circa cinquanta ore annuali per dieci anni; se a tutto questo aggiungiamo una spaventosa disinformazione generale sul tema, ecco che il melanoma diventa la forma di cancro mortale più diffusa tra le donne dopo il tumore al seno. Ma tra i rischi che si corrono ce ne è un altro sottovalutato, anche perché frutto di un recente lavoro svolto dal Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York: la dipendenza. Il 30% circa di chi fa uso compulsivo (oltre una volta alla settimana) di lampade solari si comporta come i dipendenti da fumo, alcol o droghe e non riesce a rinunciare al trattamento ma al tempo stesso si sente in colpa. Ultimo caso, fortunatamente meno frequente, riguarda l’abuso di lampade da parte di donne in gravidanza. Va bene piacersi sempre anche con il pancione, ma almeno lo sforzo di informarsi sui possibili rischi delle lampade abbronzanti in gravidanza è un dovere. Purtroppo, però, c’è una buona percentuale di future mamme che antepone l’aspetto fisico alla salute e non segue delle regole che andrebbero rispettate nel caso in cui non si possa proprio rinunciare alla pelle scura: non distendersi sui lettini, né supine, né prone, soprattutto perché la prima posizione, soprattutto durante gli ultimi mesi di gravidanza, provoca con il peso della pancia lo schiacciamento della vena cava inferiore e degli organi interni. Senza tenere conto del melasma gravidico, cioè chiazze scure che compaiono sulla pelle durante la gestazione e sono molto sensibili ai raggi ultravioletti. Inutile dire che incrementano la possibilità di contrarre il melanoma. I rischi, però, non si fermano solo alla mamma, ma anche al feto, che, rischiando di perdere la protezione da parte dell’acido folico, i cui livello vengono ridotti dai raggi UVA, può sviluppare delle serie malformazioni. Quindi pensiamo anche un po’ alla salute, dopotutto quella pelle secca, scura e aggrinzita causata da anni di esposizione prolungata ai raggi ultravioletti è davvero antiestetica!