Il capriccio è per il bambino uno strumento di comunicazione attraverso il quale cerca di trasmettere a chi gli sta intorno un messaggio diverso, più profondo e problematico: si può analizzare il fenomeno solo in relazione a ciascuna delle fasi di crescita attraverso le quali i bimbi passano nel corso della loro infanzia. Infatti ciascuna di queste fasi è caratterizzata da situazioni comportamentali specifiche delle quali bisogna tener conto quando, in parte ingiustamente, si parla di capricci.
Da 0 a 3 anni: parlare di vizi e capricci nel primo anno di vita del bambino è impensabile. I bambini così piccoli, infatti, non ‘puntano i piedi’ ma avanzano legittime richieste di attenzione da parte dei genitori, in particolare della mamma. In questo senso, pianti e strilli vanno capiti (il neonato piange perché ha fame, perché ha il pannolino sporco, perché gli fa male il pancino, perché ha paura…) e ascoltati. I capricci possono in questo momento essere incentrati sul cibo e sull’atto di mangiare (anche se, come sempre, non è una legge) e si configurano, talvolta, come attacchi ricattatori nei confronti della figura materna. Intorno ai 2 anni, infatti, il bimbo cerca in tutti i modi di tenere la mamma legata a sé e i suoi capricci non sono altro che tentativi di affermarsi.
Tra i 2 anni e mezzo e i 3 anni e mezzo: si entra in quella fase durante la quale il bambino cerca di affermare la sua autonomia. È il periodo cosiddetto ‘opposizionale’: quello in cui il piccolo dice sempre di no mettendo in gioco tutta l’aggressività di cui è capace.
Dopo i 3 anni e mezzo: tra i 3 anni e mezzo e i cinque si entra in una fase caratterizzata dal manifestarsi dei primi contrasti con il genitore dello stesso sesso che viene sfidato per capire chi è più forte; il bambino, inoltre, cerca di controllare la coppia genitoriale. Bisogna accompagnarlo, quindi, al superamento di questo momento insegnandogli ad accettare la sconfitta che gli proviene dall’esclusione.
Cosa fare? Alcune dritte per mamma e papà.
Adeguare un comportamento diverso, in base a ciascuna fase di crescita del bambino. Ognuna ha i suoi problemi e le sue difficoltà. Ognuna richiede, quindi, una diversa risposta da parte dei genitori;
In secondo luogo mai pensare che i capricci siano sempre fini a se stessi. Molto spesso ci sono delle cause alla base del comportamento del piccolo, quindi è indispensabile capire e agire proprio su queste, più che sulle conseguenze;
Inoltre mai lasciarsi guidare dai propri sensi di colpa e non dal bene reale dei piccoli. Imparare a dire dei no giusti è non solo necessario ma doveroso per il genitore che vuole educare;
Da ultima, non in ordine di importanza, capire che i bambini sereni difficilmente sono capricciosi e che se i capricci sono tanti e ripetitivi è segnale di qualcosa che non va.