Depressione post parto e baby blues: quali sono le differenze?

Depressione post parto

La depressione post-partum (dal latino ‘dopo il parto’) è una particolare forma di disturbo nervoso che colpisce alcune donne già a partire dal terzo o quarto giorno dopo la gravidanza. E’ provato che il fenomeno colpisce almeno il 70% delle donne dopo il parto: una percentuale molto alta anche se bisogna distinguere i casi più importanti da quelli più lievi. In particolare si possono distinguere due forme di depressione post-partum: una forma più leggera, anche denominata ‘Baby blues’, e la forma depressiva vera e propria che colpisce per fortuna un numero molto minore di donne.

Il baby blues si manifesta attraverso frequenti e prolungate crisi di pianto, stati di tristezza e ansia e, sebbene sia una condizione di disagio, tende a scomparire entro 15 giorni al massimo dal parto. Non richiede dunque particolari cure se non il buon senso, la pazienza e l’assistenza di coloro che circondano le neo-mamme che ne sono colpite.

La depressione post-partum vera e propria invece colpisce una percentuale di donne inferiore, circa il 10%. I sintomi sono gli stessi del baby blues ma più accentuati (si aggiunge anche la scarsa attenzione per il piccolo e la mancanza di volontà nell’accudirlo), anche in termini di durata: in alcuni casi possono durare anche fino ad un anno dal parto. In questo caso è necessario l’intervento della psicoterapia e a volte la somministrazione di antidepressivi.

Per scongiurare questa eventualità e anche per prevenire la depressione post-partum e il baby blues, al di là delle cause legate alla fisiologia della donna nello stato di gravidanza, è possibile un’azione a livello psicologico sia da parte della mamma che di chi le sta attorno.

Per quanto riguarda la madre può essere utile limitare gli sforzi evitando un numero di visite eccessive dopo il parto, cercare di dormire nelle stesse ore del neonato per non soffrire la mancanza di sonno, evitare l’assunzione di eccitanti come caffé ed alcool, cercare l’aiuto di familiari se necessario e possibile e conservare un buon rapporto di dialogo con il partner.

Sono tutti questi aiuti validi per prevenire il fenomeno di cui non si conoscono ancora le cause psicologiche certe, ma che sembrano doversi rintracciare soprattutto nella nuova condizione per la donna che, talvolta, viene recepita con un forte senso di responsabilità e l’inadeguatezza al nuovo ruolo.

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Rossella Giglio

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