Disprassia evolutiva: quali sono i sintomi e qual è la terapia possibile in questi casi? La disprassia è un disturbo dell’organizzazione del movimento che può influire sull’apprendimento scolastico e la vita sociale del bambino. Si tratta di un problema più comune nei ragazzi che nelle ragazze e che può determinare movimenti non richiesti (detti paraprassie) e assenza nella coordinazione. In alcuni casi la disprassia può essere associata anche a problemi del linguaggio e di elaborazione del pensiero. Ma, quali sono gli altri sintomi da cui riconoscerla e la terapia possibile?
Sintomi
I sintomi della disprassia nei bambini sono diversi. In questi casi i genitori possono riscontrare, anzitutto, delle difficoltà nella coordinazione dei movimenti, anche quelli più semplici (che un bambino della stessa età riuscirebbe a fare senza grossi problemi). Ecco quindi che il bambino affetto da disprassia può manifestare: difficoltà nel fare i lacci alle scarpe, difficoltà nel masticare il cibo solido, nell’abbottonarsi i vestiti, nello scrivere (sempre in relazione all’età e ai risultati raggiunti dagli altri compagni di classe), nell’assemblare un puzzle, nel lanciare ed afferrare una palla o nel fare delle attività sportive semplici. Come anticipato, anche lo sviluppo normale del linguaggio può essere compromesso in caso di disprassia nel bambino; il linguaggio, dunque, può essere semplificato nella struttura sintattico-grammaticale ed alterato negli aspetti articolatori. Inoltre, anche il pensiero può essere scarsamente organizzato nei vari contenuti. Nel bambino disprassico, ancora, si riscontrano talvolta: difficoltà di pianificazione, incapacità a prevedere il risultato e a correggere eventualmente il piano d’azione. Il bambino affetto da disprassia, infine, può apparire generalmente più goffo dei suoi coetanei e sviluppare comportamenti fobici, compulsivi ed immaturi. Cosa fare, quindi, una volta effettuata questa diagnosi?
Terapia
Il trattamento della disprassia (anche conosciuta come disturbo di coordinamento dello sviluppo) nei bambini comporta un approccio terapeutico cognitivo-comportamentale. In genere, nella cura di questi bambini, sono coinvolti soggetti diversi, ognuno dei quali mette a disposizione le sue competenze specifiche. Ad esempio, il terapista occupazionale aiuterà il bambino a svolgere le attività quotidiane a casa e a scuola (mangiare, vestirsi, tenere in mano una matita), il terapista del linguaggio lo aiuterà nella comunicazione e lo psicologo a superare i problemi di integrazione a scuola. Purtroppo, questi approcci terapeutici sono gli unici possibili, dal momento che non esiste una vera e propria cura per la disprassia. Si tratta, però, di una condizione che può migliorare con la crescita del bambino. Per questo, restano fondamentali la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo della patologia. Difatti, se la disprassia è diagnosticata e trattata il prima possibile, il bambino, avrà una maggiore possibilità di miglioramento. Al manifestarsi dei primi sintomi, quindi, si consiglia di rivolgersi subito al medico di fiducia.
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