L’ernia ombelicale del neonato è un’eventualità molto frequente, che per incidenza, cause e decorso, non deve assolutamente destare allarmismo o particolari preoccupazioni. Non è altro che una sporgenza anomala, in corrispondenza dell’ombelico, che si manifesta dopo la caduta del moncone ombelicale. Niente paura, l’anomalia, nella maggior parte dei casi, tende a risolversi in modo autonomo e spontaneo nell’arco di alcuni mesi e non comporta troppi rischi, fastidi o dolori per il piccolo. Per capire meglio di cosa si tratta, ecco qualche informazione utile sulle cause, i sintomi e i rimedi.
Cosa, come e perché?
Se il termine ernia potrebbe portare alla mente disturbi decisamente più seri che colpiscono gli adulti, quando il problema è l’ernia ombelicale del neonato, la parola d’ordine è niente allarmismi inutili.
È una sporgenza della pelle in corrispondenza dell’ombelico, causata dall’insufficiente o incompleto sviluppo dell’anello che forma l’ombelico. La colpa, se di colpa vera e propria si può parlare, è dei muscoli retti addominali, che non si sono ancora sviluppati completamente non riuscendo a tenere, come dovrebbero, la parete addominale e a trattenere il contenuto dell’addome. Per questo motivo, l’ernia ombelicale è più frequente nei piccoli nati prematuri.
Non è dolorosa, non fa male e non comporta altri fastidi. L’unico sintomo dell’ernia ombelicale è quello più visibile: la sporgenza, che si nota dopo la caduta del moncone ombelicale. Sporgenza che tende a ingrossarsi, diventando ancora più evidente, quando il bimbo piange, tossisce, spinge o fa particolari sforzi, a causa dell’aumento della pressione interna dell’addome.
Le cure possibili
Cosa fare se il neonato presenta questa anomalia? La domanda è lecita, quanto frequente e la risposta, forse, può suonare insolita: niente. L’attesa è il rimedio principale. Infatti, l’ernia ombelicale del neonato tende a regredire spontaneamente entro i primi mesi di vita del piccolo, complice il fisiologico completamento dello sviluppo dei muscoli addominali coinvolti.
Un no categorico ai vecchi rimedi della nonna, o presunti tali, “prescritti” tramite il passaparola, come cerotti, lacci o monete sull’ombelico, che rischiano solo di peggiorare la situazione, allungando i tempi e rallentando la spontanea risoluzione del problema.
Se l’attesa diventa un po’ troppo lunga e l’ernia diventa particolarmente voluminosa, invece, è consigliabile rivolgersi al pediatra per un consulto. Se necessario, meglio interpellare anche il chirurgo pediatrico, per valutare l’intervento chirurgico, che non si prende in considerazione prima dei cinque anni di età del piccolo.
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