Le favole di Esopo per bambini sono un modo divertente per insegnare loro dei concetti profondi, come l’amore, l’amicizia, il senso del dovere, la lealtà e qualsiasi altro valore positivo. Queste fiabe, infatti, contengono una morale più o meno esplicita, che i genitori o gli insegnanti dovranno spiegare ai bimbi. Infine, le favole di Esopo si possono accompagnare a dei disegni o delle immagini da colorare, per rendere il tutto ancora più simpatico e accattivante! Scegliete, dunque, tra quelle che vi piacciono di più!
Il lupo sazio e la pecora
Quello era davvero un gran giorno per un lupo rinomato in tutto il contado per la sua insaziabile fame. Infatti, senza neppure alzare un dito, egli era riuscito a procurarsi ottime prede trovate casualmente a terra, perché colpite da qualche cacciatore e si era preparato un pranzo degno di re! Il lupo, dopo aver abbondantemente mangiato, si inoltrò nella foresta per fare due passi. Fu così che incontrò una mansueta pecorella la quale, terrorizzata dal temibile animale notoriamente suo nemico, non riuscì neppure a muoversi, paralizzata dallo spavento. Il lupo, più per istinto che per altre ragioni, afferrò la preda tenendola stretta, stretta. Ma solo dopo averla catturata si rese conto di essere talmente sazio da non avere più alcun appetito. Occorreva trovare una valida giustificazione per poter liberare quella pecora senza fare brutta figura. “Ho deciso”, disse quindi il lupo “di lasciarti andare a condizione che tu sappia espormi tre desideri con intelligenza. La pecorella sconcertata, dopo aver pensato un istante rispose: “Beh, anzitutto avrei voluto non averti mai incontrato. Seconda cosa, se proprio ciò doveva avvenire, avrei voluto trovarti cieco. Ma visto che nessuno di questi due desideri è stato esaudito, adesso vorrei che tu e tutta la tua razza siate maledetti e facciate una brutta fine perché mi avete reso la vita impossibile e avete mangiato centinaia di mie compagne che non vi avevano fatto alcun male!” Inaspettatamente il lupo, invece di adirarsi come prevedibile, dichiarò: “Apprezzo la tua sincerità. Hai avuto molto coraggio a dirmi ciò che realmente pensavi per questo ti lascerò libera!” Così dicendo, liberò la pecorella e, con un cenno di saluto, la invitò ad allontanarsi. La morale da insegnare ai bambini è che la sincerità è una dote apprezzata dalle persone intelligenti, capaci di non offendersi davanti a dichiarazioni leali.
Il vento e il sole
Un giorno il vento e il sole cominciarono a litigare.
Il vento sosteneva di essere il più forte e a sua volta il sole diceva di essere la forza più grande della terra. Alla fine decisero di fare una prova. Videro un viandante che stava camminando lungo un sentiero e decisero che il più forte di loro sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a togliergli i vestiti. Il vento, così, si mise all’opera: cominciò a soffiare, e soffiare, ma il risultato fu che il viandante si avvolgeva sempre più nel mantello. Il vento allora soffiò con più forza, e l’uomo chinando la testa si avvolse un sciarpa intorno al collo. Fu quindi la volta del sole, che cacciando via le nubi, cominciò a splendere tiepidamente. L’uomo che era arrivato nelle prossimità di un ponte, cominciò pian piano a togliersi il mantello. Il sole molto soddisfatto intensificò il calore dei suoi raggi , fino a farli diventare incandescenti. L’uomo rosso per il gran caldo, guardò le acque del fiume e senza esitare si tuffò. Il sole alto nel cielo rideva e rideva! Il vento, deluso e vinto, si nascose in un luogo lontano. La morale di questa fiaba è che bisogna essere molto ponderati prima di affrontare delle sfide!
L’asino selvatico e l’asino domestico
C’era una volta un simpatico asinello selvatico che trascorreva le sue giornate in libertà, passeggiando per i campi e mangiando il cibo che trovava. Durante uno dei suoi giri quotidiani ebbe modo di vedere un suo simile, dall’aspetto sano e robusto, che brucava l’erba in un grande prato cintato da un’alta staccionata di legno. Esso, osservando l’animale domestico, pensò: “Che bella vita! Lui sì che sta bene: é spensierato, senza problemi e con il cibo a volontà”. In effetti l’altro asino sembrava proprio fortunato: gli venivano serviti due pasti abbondanti al giorno, riposava in una stalla bene attrezzata ed aveva un pascolo meraviglioso a sua disposizione. L’asino selvatico, invece, doveva accontentarsi dei miseri sterpi che riusciva a trovare ai margini della strada, perché i prati ricoperti di erbetta fresca erano tutti privati. Ogni tanto, il povero asinello appoggiava il muso sulla cima della staccionata e, guardando l’altro, lo invidiava da morire. Un giorno, pero, il giovane asinello, girovagando tranquillo, incontrò sulla via, un animale talmente sovraccarico di legna, sacchi di grano ed altro da non essere in grado di capire di che bestia si trattasse. Quando questa, per reagire ad una violenta frustata del suo padrone, tirò un calcio e alzò il muso, lo riconobbe: era l’asino domestico che fino a quel giorno aveva tanto invidiato! “Eh, caro mio,” gli gridò affiancandosi a lui “a questo prezzo non farei mai cambio con te. Nessuno mi comanda, io sono libero e leggero come una libellula. Se poi non mangio bene come te, meglio, mi mantengo in linea. E per sopravvivere mi arrangio”.
Dopo quell’incontro l’asino selvatico non provò più alcuna invidia per il suo simile. La morale di questa fiaba è che non c’è niente più importante della libertà!
La volpe e la pantera
Al di là di un boschetto di frassini profumati vi era un bellissimo laghetto dalle acque limpide e cristalline davanti al quale, due giovani animali accarezzati da un lieve venticello primaverile, si stavano specchiando, rimirando ciascuno il proprio portamento fiero e il colore del pelo. Si trattava di una graziosa pantera e di una volpe ugualmente carina. “Vuoi mettere la mia figura con la tua?” Disse la pantera all’amica. “Tu sei goffa e piccola io invece sono snella, slanciata e flessuosa. Il mio portamento è tale che perfino gli uomini usano il mio nome per indicare certe donne dal fascino aggressivo!” La volpe, dopo avere ascoltato in silenzio rispose: “Io sarò forse meno bella e più piccola ma sono comunque più piacente e più simpatica. E poi il mio pelo è senza dubbio più folto e più caldo del tuo. A proposito di donne, se tu andassi in città vedresti quante signore si fanno belle indossando la mia pelliccia morbida, a volte rossa e altre volte argentata”. Sempre più altezzosa, la pantera ribatté: “In quanto al pelo, si, è vero, il mio è più corto ma è più lucido e splendente, inoltre nella mia famiglia c’è da sbizzarrirsi nella scelta dei colori. So di non peccare di vanità dicendo di essere molto più bella dite!”. Solo in quel momento la volpe si rese conto di essere stata al gioco di quella frivola compagna la quale badava solamente al proprio aspetto fisico, così concluse: “Cara amica, sicuramente tu sei ammirata da tutti per la tua bellezza esteriore. Io invece sono molto più apprezzata per la mia intelligenza e la mia furbizia. Ti assicuro che sono queste le doti più importanti e non le scambierei mai con qualità puramente estetiche!” A quelle parole la pantera non fu in grado di ribattere e non le rimase altro che tacere di fronte all’evidenza dei fatti. La morale è che l’intelligenza e la bontà sono doti interiori molto più apprezzabili della bellezza fisica!
L’aquila dalle ali mozze e la volpe
Una volta un’aquila fu catturata da un uomo. Questi le mozzò le ali e poi la lasciò andare, perché vivesse in mezzo al pollame di casa. L’aquila stava a capo chino e non mangiava più per il dolore: sembrava un re in catene. Poi la comperò un altro, il quale le strappò le penne mozze e con un unguento di mirra gliele fece ricrescere. Allora l’aquila prese il volo, afferrò con gli artigli una lepre e gliela portò in dono. Ma la volpe che la vide, ammonì: “I regali non devi farli a questo, ma piuttosto al padrone di prima: questo è già buono per natura; l’altro invece è meglio che tu lo rabbonisca, perché non ti privi delle ali se ti acchiappa di nuovo”. La morale è che sta bene ricambiare generosamente i benefattori, ma bisogna anche guardarsi prudentemente dai malvagi.
Il topo di città e il topo di campagna
Un giorno il topo di città andò a trovare il cugino di campagna. Questo cugino era di modi semplici e rozzi, ma amava molto l’amico di città e gli diede un cordiale benvenuto. Lardo e fagioli, pane e formaggio erano tutto ciò che poteva offrirgli, ma li offrì volentieri. Il topo di città torse il lungo naso e disse:– Non riesco a capire, caro cugino, come tu possa tirare innanzi con un cibo così misero ma certo, in campagna non ci si può aspettare di meglio. Vieni con me, ed io ti farò vedere come si vive. quando avrai trascorso una settimana in città, ti eraviglierai di aver potuto sopportare la vita in campagna! Detto fatto, i due topi si misero in cammino e arrivarono all’abitazione del topo di città a notte tarda. – Desideri un rinfresco, dopo un viaggio così lungo? – domandò con cortesia il topo di città; e condusse l’amico nella grande sala da pranzo. Qui trovarono i resti di un ricco banchetto e si misero subito a divorare dolci, marmellata e tutto quello che c’era di buono. Ad un tratto udirono dei latrati. – Che cos’è questo? – chiese il topo di campagna. – Oh, sono soltanto i cani di casa – rispose l’altro.– Soltanto! – esclamò il topo di campagna. – Non amo questa musica, durante i pasti. -In quell’istante si spalancò la porta ed entrarono due enormi mastini: i due topi ebbero appena il tempo di saltar giù e di correre fuori. – Addio, cugino – disse il topo di campagna. – Come! Te ne vai così presto? – chiese l’altro. – Si – replicò il topo di campagna: “Meglio lardo e fagioli in pace che dolci e marmellata nell’angoscia.” La morale è che la ricchezza non è tutto nella vita!
Proponete ai bambini le altre favole brevi con morale o scoprite perchè le fiabe sono un vero e proprio strumento educativo!
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