Fumare in gravidanza: fa male al bambino? E, quali sono le conseguenze? I rischi del fumo in gravidanza sono tanti. Molte ricerche scientifiche hanno cercato di individuarli nel tempo e, in seguito a queste, i ginecologi sono arrivati alla conclusione di sconsigliare sempre il fumo di sigaretta durante i nove mesi. Ma, quali sono i rischi concreti legati a questa cattiva abitudine? Quali danni possono derivare in concreto dal fumo di sigaretta?
Cancro
Quanto si può fumare nei nove mesi? Quante sigarette si possono fumare in gravidanza? In linea teorica sarebbe meglio smettere e questo soprattutto per la salute del nascituro. Al di là delle conseguenze possibili sulla salute della donna, infatti, è importante chiedersi cosa comporti il fumo in gravidanza per lo sviluppo del bebè. I rischi, in effetti, sono molteplici. Anzitutto, le donne che fumano nei nove mesi espongono i bimbi ad un maggiore rischio di sviluppare il cancro. E’ stato osservato, che i figli di madri che hanno fumato in gravidanza sono più esposti al rischio di cancro alla vescica, ai reni e al naso. Vescica e reni, in particolare, risultano fortemente sensibili alle sostanze cancerogene nella fase della crescita. Secondo ad altre ricerche, poi, nei bambini esposti al fumo in gravidanza, aumenta anche il rischio di sviluppare il tumore delle vie respiratorie.
Parto prematuro
Cosa comporta l’assunzione di nicotina per il feto, oltre che un maggiore rischio di cancro? Fumare in gravidanza fa male al bambino anche per un altro motivo. Pare infatti che circa un bambino su sette nasca prematuro qualora la madre abbia fumato nei nove mesi. Il fumo di sigaretta, in particolare, aumenta del 6,7% il rischio di parto anticipato.
Aborto spontaneo
Oltre ad aumentare il rischio di parto prematuro, fumare in gravidanza incide anche sul rischio di aborto spontaneo. Questo, infatti, soprattutto nel primo mese di gravidanza, aumenta del 2% se la madre fuma più di 20 sigarette al giorno.
Morte in culla
Fumare nei nove mesi aumenta anche il rischio di SIDS, meglio conosciuta come morte in culla. Questa sindrome provoca, infatti, la morte del neonato durante il sonno. In base ad alcune ricerche, se una donna incinta fuma più di 20 sigarette al giorno, il rischio di morte in culla aumenta del 20% circa. Le conseguenze sono più gravi nel primo trimestre, quando lo sviluppo del feto è ancora in fase iniziale.
Malformazioni
Il fumo in gravidanza aumenta anche il rischio di malformazioni per il feto. Poichè in fase di sviluppo gli organi del bebè sono particolarmente sensibili agli effetti della nicotina. Inoltre, pare che aumenti soprattutto il rischio per i bambini di sviluppare il cosiddetto “labbro leporino”. Alcune ricerche hanno dimostrato che il rischio di incorrere in questa malformazione raddoppia nelle donne fumatrici rispetto a quelle che non lo sono.
Disturbi della crescita
Il fumo in gravidanza può compromettere anche la normale crescita del feto. E’ stato dimostrato che sia l’altezza sia lo sviluppo del cranio possono risultare compromessi dall’abitudine di fumare durante i nove mesi. Anche il peso può subire dei cambiamenti. Stando alle recenti ricerche, se una gestante fuma da una a cinque sigarette al giorno, il peso del piccolo alla nascita può essere inferiore al normale di circa 150 grammi. Se, poi, il numero di sigarette è superiore a 20, i grammi in meno possono raggiungere anche 350.
Dipendenza da nicotina
E’ stato anche dimostrato che i figli di madri fumatrici possono diventare, a loro volta, fumatori in età adulta. E’ come se il cervello dei piccoli si abituasse alla nicotina e la percepisse quindi come più appetibile in età adulta.
Allergie
Fumare in gravidanza favorisce anche la comparsa di allergie nel nascituro. Non solo, uno studio dell’Università britannica di Southampton ha riscontrato che, se una donna incinta fuma viene danneggiato il patrimonio genetico degli ovuli nel feto di sesso femminile. Per cui tale rischio aumenta anche per i nipoti. In conclusione, il fumo in gravidanza ha notevoli rischi per il feto, anche quando non si aspira la nicotina; piccole quantità di questa sostanza possono comunque danneggiare il nascituro.
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