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Genitori biologici rifiutano gemello con la sindrome di Down

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E’ una storia davvero triste quella di Gammy, un bambino thailandese di sette mesi affetto dalla sindrome di Down che è stato rifiutato dai genitori biologici che si erano affidati ad una madre surrogata per portare avanti la gravidanza. Dei due gemelli nati, la coppia ha deciso di tenere solo la bambina sana e ha rifutato invece di accogliere anche il piccolo malato. Pattaramon Chanbua è la donna che ha portato in grembo i due gemelli dopo l’inseminazione per 9 mesi dietro il pagamento di circa 15.000 dollari. Alla donna era stato chiesto un aborto selettivo quando i genitori avevano scoperto la malattia del bambino, la donna si è però rifiutata e il piccolo Gammy (il cui nome significa «storpio») dopo il parto non è stato riconosciuto.

Una storia dai contorni oscuri, visto che la madre surrogata ha dichiarato che i la coppia avrebbe rifiutato il piccolo mentre il padre biologico ha affermato di non essere a conoscenza dell’esistenza dell’altro gemello.

“In ospedale i due bambini erano in letti vicini. Il padre è venuto a occuparsi della piccola, ma non ha mai guardato o preso in braccio Gammy. Ha comprato del latte solo per lei” ha però detto la donna tailandese.

Un caso spinoso, che ha lasciato a bocca aperta il mondo intero. Sono tantissime le proteste in rete, accompagnate dall’hashtag «Gammy parents». Il piccolo inoltre ha bisogno di un intervento urgente al cuore per cui è stata lanciata una sottoscrizione che in 15 giorni ha raccolto oltre 150.000 euro in donazioni da tutto il mondo.

“Gammy migliora poco a poco – ha detto la madre surrogata che ora ha in custodia il piccolo – Non ho mai pensato ad abortire, non ho mai pensato di abbandonarlo: lo amo come se fosse mio, è mio figlio. Gammy potrebbe non farcela, ma non lo lascerò a nessuno: mi prenderò cura di lui”.

In realtà la legge australiana non prevede la possibilità di affidarsi ad una madre surrogata ma sono tantissime le coppie che si recano nei paesi asiatici per trovare donne disposte a portare in grembo i loro figli.

Dopo questa esperienza infatti, Chanbua ha lanciato un appello: “Vorrei dire a tutte le donne tailandesi di non entrare nel giro delle madri surrogate. Di non pensare solo ai soldi. Perché se qualcosa va storto, nessuno vi aiuterà e il bambino sarà abbandonato”.

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Francesca Bottini

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