Quello che abbiamo sempre chiamato svezzamento oggi invece viene definito divezzamento e, in occasione di un incontro presso l’Università La Sapienza due Piramidi alimentari per la prima infanzia ne sono state definite le fasi utilizzando due piramidi di riferimento chiamate appunto ‘piramidi alimentari’. Il processo di svezzamento viene anche da molti definito come inserimento di ‘alimentazione complementare’ per eliminare qualsiasi riferimento etimologico al ‘vizio’ e sottolineare che non c’è nulla da togliere ma casomai qualcosa da aggiungere. In ogni caso è un processo importante per lo sviluppo del bambino e di tutti i suoi organi interni ed è per definizione il passaggio dall’abitudine ad alimentarsi esclusivamente dal seno materno (o dal biberon) all’esperienza di assumere alimenti semi-solidi e solidi. Vediamo cosa indicano questa famose piramidi alimentari.
‘Il processo di introduzione dell’alimentazione complementare può idealmente essere suddiviso in almeno due fasi fondamentali – spiega Andrea Vania, Presidente dell’ECOG (European Childhood Obesity Group) e Responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica nel Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Roma La Sapienza presso il Policlinico Umberto I – La prima fase rappresenta l’introduzione dalla primissima pappa, quando nella dieta giornaliera del bambino viene sostituito un pasto latteo con un pasto semi-solido o solido. La seconda fase invece rappresenta la scoperta di nuovi alimenti, gusti e consistenze, aumentando pertanto la varietà nella dieta’.
In linee generali possiamo distinguere in questo modo le due grandi fasi:
Prima fase dello svezzamento
Questa fase non dovrà avvenire prima dei 4 mesi di età del bimbo. Il neonato dovrà fare 4-5 pasti al giorno di cui un pasto non latteo e 3-4 poppate, preferibilmente di latte materno oppure di latte formulato per l’infanzia. ‘Questo schema – spiega il Dott. Vania – permette l’introduzione graduale degli alimenti nuovi, la loro accettazione e pone le basi della varietà alimentare che sappiamo essere un cardine della salute. Il singolo pasto non latteo deve essere, ovviamente, nutrizionalmente completo. Guardando la prima piramide, si vede come l’ideale sia un mix equilibrato di crema di cereali (o pastina) accompagnata con verdure e olio extravergine d’oliva insieme alle proteine della carne o del pesce (preferibilmente liofilizzati) e frutta’.
Seconda fase dello svezzamento
In questa seconda fase i pasti previsti saranno 4 al giorno sono suddivisi in: 2 poppate di latte materno e 2 pappe. Aumenta la varietà di alimenti consentiti si potrà offrire a propri piccoli anche il riso e il semolino, il formaggio, il tuorlo d’uovo e i legumi per un totale di circa 28 pasti settimanali in cui le porzioni sono ovviamente cresciute anche in quantità. Anche frutta e verdura sono presenti ad ogni pasto, mentre le proteine si alternano: in prima linea ci sono i legumi (fino a 5 volte a settimana), seguiti dalla carne (3 volte) e dal pesce (3 volte). Infine il formaggio presente nella dieta del bambino 2 volte a settimana e 1 volta il tuorlo dell’uovo, che sarà introdotto gradualmente (le prime volte solo 1 quarto).
‘Le indicazioni fornite dalle Piramidi alimentari per le due fasi di divezzamento – precisa il Dott. Vania – sono da considerarsi indicative, in quanto non tutti i bimbi sono uguali e crescono allo stesso modo. È compito del pediatra segnalare ai genitori gli interventi nutrizionali più idonei per il singolo bambino, indicando come meglio seguire gli sviluppi di peso e di altezza secondo quanto previsto dalle curve di accrescimento dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Ma senza che l’ alimentazione diventi un problema. Il momento del pasto deve essere sin da piccoli un momento rilassante, di divertimento, in cui è possibile fare esperienza di gusti, consistenze, colori’.