Versi in rima o meno, frasi cariche di significato, che leggendole risuonano e fanno riflettere: le poesie sui bambini e sull’infanzia sono tutto questo e molto altro. Ecco alcuni esempi più famosi, scritti da poeti molto noti, italiani e internazionali, ecco alcune delle poesie più belle, che raccontano, con le parole, la gioia di un figlio, la magia del sorriso di un bambino o l’amore incontenibile che lega una madre al proprio piccolo.
Maternità di Rabindranath Tagore
Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo e stringendolo al petto gli rispose:
tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio,
tu eri il Suo desiderio.
Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie speranze,
in tutti i miei amori,
nella mia vita,
nella vita di mia madre,
tu hai vissuto.
Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
e mentre contemplo il tuo viso,
l’onda del mistero mi sommerge
perché tu che appartieni a tutti,
tu mi sei stato donato.
E per paura che tu fugga via
ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato il tesoro
del mondo nelle mie esili braccia?
I bambini s’incontrano di Rabindranath Tagore
I bambini s’incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Su di loro l’infinito cielo
è silenzioso, l’acqua s’increspa.
Con grida e danze s’incontrano i bambini
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Fanno castelli di sabbia
e giocano con vuote conchiglie.
Con foglie secche intessono barchette
e sorridendo le fanno galleggiare
sull’immensa distesa del mare.
I bambini giocano sulla. riva dei mondi.
Non sanno nuotare,
non sanno gettare le reti.
I pescatori si tuffano a pescare
le perle dal fondo del mare,
sulle navi viaggiano i mercanti,
mentre raccolgono i bambini
sassolini che poi gettano via.
Non cercano tesori nascosti
non sanno gettare le reti.
Il mare s’increspa di sorrisi
e la spiaggia dolcemente risuona.
Le onde che portano, la morte
cantano ai bambini nenie senza senso,
come fa la madre
quando culla la sua creatura.
Il mare gioca coi bambini
e la spiaggia dolcemente risuona.
S’incontrano i bambini
sulla riva di mondi sconfinati.
Vaga la tempesta
per il cielo dai molti sentieri,
naufragano le navi
nell’acqua dai molti sentieri,
la morte è in giro e giocano i bambini.
C’è un grande convegno di bambini
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Sui figli di Kahlil Gibran
E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi,
ma non da voi,
e benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
esse abitano la casa del domani,
che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro,
ma non farli simili a voi:
la vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli,
come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane. Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.
Bambino di Alda Merini
Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell’acqua del sentimento.
Il bimbo a tavola di Edmondo de Amicis
Come trovo dipinto il mio bambino,
in fin di desinare, è uno sgomento!
Ha le patacche addosso a cento a cento,
e la bocca color di stufatino.
Ha il nasetto – si sa – tinto di vino,
e sulla fronte un po’ di condimento,
e uno spaghetto appiccicato al mento,
che gli penzola giù sul grembiulino.
E sfido! in tutto pesca e tutto tocca,
e si strofina la forchetta in faccia,
e stenta un’ora per trovar la bocca.
E son tutti i miei strilli inefficaci:
egli, vecchio volpone, apre le braccia,
ed io gli netto il muso co’ miei baci.
Dite di Janusz Korczac
Dite:
è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.
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