Davvero storica la decisione adottata poco fa dalla Corte Costituzionale, che è ritornata sull’annoso tema dell’attribuzione del cognome materno ai figli. Retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, infatti, il principio era quello dell’automatica attribuzione, alla nascita, del cognome paterno. Ebbene, anche stavolta è la Consulta a sollevare il problema e a porre l’accento sull’esigenza di “svecchiare” le norme ormai desuete del Codice.
Il precedente
In realtà, già nel 2006, la Suprema Corte aveva trattato il problema. In quell’occasione, però, i giudici – pur definendo l’attribuzione automatica del cognome paterno “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia” – si erano espressi in senso negativo in ordine alla dichiarazione di incostituzionalità sollevata, ritenendo che spettasse al legislatore trovare una soluzione normativa al problema.
La legge del 2014
Proprio per far fronte all’invito della Consulta, in Parlamento era arrivata una legge che tentava di regolare normativamente la questione. Era stata presentata, quindi, una proposta che – laddove fosse stata approvata – avrebbe consentito non solo alle madri di dare il proprio cognome ai figli, ma anche di abbinarlo, eventualmente, a quello del marito. Il disegno di legge prevedeva in sostanza anche la possibilità del doppio cognome. Tuttavia tale legge, già appprovata dalla Camera, è rimasta sepolta in Senato e quindi non è ancora stata approvata definitivamente. Sino ad oggi, quindi, l’unico modo per ottenere il doppio cognome era quello di fare richiesta al Prefetto, la cui concessione però è sempre stata discrezionale. Oppure, nel caso di coppie non sposate, molte avevano scelto di far riconoscere il piccolo prima alla madre e solo in un secondo tempo al padre in modo da fare avere al bambino i due cognomi.
La decisione della Consulta
Con la nuova decisione, la Consulta ha accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova sul cognome del figlio e ha dichiarato l’illegittimità della norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori. Da adesso in poi quindi, secondo la Corte, dovrebbe considerarsi del tutto legittima l’attribuzione del cognome materno ai figli. Insomma, ancora una volta a fare ordine è stata la magistratura. In attesa che anche il Parlamento intervenga normativamente a regolare la questione, possiamo sicuramente dire che è stato sdoganato uno degli ultimi tabù della sociatà patriarcale.
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