Quando si parla di matrimonio misto le cose da sapere sono sempre molte e spesso confuse. Era il 1970 quando Papa Paolo VI in forma di motu propriu (ossia di propria iniziativa, senza alcuna proposta da parte della Curia) scrisse la cosiddetta Dispensa Paolina per articolare le norme in fatto di matrimonio misto. Un matrimonio misto, che prevede l’unione tra due soggetti di cui uno non professante la religione cattolica, cosa un tempo considerata impossibile, deve proprio a Papa Paolo VI una regolamentazione che ha consentito, seppur con alcuni paletti, il libero accesso alla celebrazione del rito in chiesa.
Nonostante la lettera apostolica sottolinei le difficoltà, secondo la chiesa, a cui si va incontro con il matrimonio misto, è un documento eccezionale per comprendere come contrarlo. E se, dati alla mano, le unioni civili doppiano quelle religiose, allo stesso modo come conseguenza delle migrazioni i matrimoni misti sono un fenomeno in continua crescita, per cui è bene avere un quadro chiaro della situazione.
Per celebrare un matrimonio misto in chiesa, con rito cattolico occorre che la parte cattolica abbia ricevuto i sacramenti necessari per accedere al rito (battesimo, comunione e cresima).
La parte cattolica deve dichiararsi disponibile a non abbandonare le fede e promettere di fare di tutto per educare alla fede cattolica i propri figli, ovviamente informando di questa intenzione la parte non cattolica.
Entrambe le parti devono prendere coscienza e consapevolezza dell’indissolubilità del legame matrimoniale, e in particolare la parte non cattolica deve impegnarsi a non ostacolare l’educazione dei figli secondo la morale e pratica cattolica, a condividere i valori naturali del matrimonio compilando una dichiarazione in cui afferma di accettare il fatto che il matrimonio sia unico, esclusivo (per evitare la poligamia) e perpetuo.
I due fidanzati, ancora, devo seguire, come da prassi, un corso prematrimoniale nei mesi antecedenti alla data fissata, in modo da ricevere dal Vescovo il nulla osta per la celebrazione del rito cattolico. Perché il matrimonio sia valido la parte cattolica deve contattare il parroco della chiesa in cui ci si vuole sposare e attivarsi per tutte le pratiche burocratiche.
Il rito vero e proprio rimane un sacramento a tutti gli effetti per la parte cattolica, anche se le formule classiche subiscono qualche lieve modifica e testimoni. La parte non cattolica ovviamente non avrà accesso all’eucarestia, così come il matrimonio non potrà essere celebrato nuovamente secondo altri riti di altre religioni.