Sposati e sottomettiti è il titolo di un libro scritto dalla giornalista del TG3 Costanza Miriano e pubblicato da Vallecchi, che lascia poco spazio all’immaginazione, sintetizzando alla perfezione il messaggio dell’autrice e la sua idea sul matrimonio, la vita di coppia e soprattutto sui ruoli di marito e moglie. Affinchè l’unione sia lunga e felice, l’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza mentre la donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio.
Oggi è l’8 marzo, festa della donna, e in più il momento generale non è certo dei migliori. Le donne ultimamente sono al centro di ogni dibattito politico e sociale, e si fa un gran parlare di emancipazione femminile, mercificazione del corpo, del caso Ruby e di bunga bunga. Ecco che proprio in questo momento così delicato il libro di Costanza Miriano arriva come un fulmine a ciel sereno. Un vero e proprio elogio dell’obbedienza delle donne ai propri mariti.
L’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza. La donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio. Questa è la frase della terza di copertina del volume che ben spiega il pensiero dell’autrice che con una scrittura ironica e veloce parla del ruolo di donna, mamma, di amore e famiglia sostenendo con fervore la dottrina cristiana del matrimonio.
Come era prevedibile, il libro ha fatto guadagnare a Costanza Miriano una serie di interviste e inviti a trasmisisoni televisive e radiofoniche, dove ha spiegato meglio il messaggio che vuole dare. Se da un alto sostiene che sia ora che le donne imparino l’obbedienza leale e generosa al proprio uomo, la Miriano in realtà non intende una sottomissione nel senso peggiore del termine.
“Sottomesse nel significato di stare sotto, sostenere, sorreggere, perché sotto si mette chi è più solido e resistente, perché è chi sta sotto che regge il mondo – ha spiegato in un’intervista a La Nuova Sardegna – . E’ un invito a riappropriarsi del ruolo nella famiglia, ma senza banalizzare, non stiamo parlando di chi lava i piatti o di chi fa la spesa. Quello che le donne devono recuperare è la loro vocazione all’accoglienza alla dolcezza, e l’uomo la sua vocazione al comando“.
Un pensiero che suona singolare soprattutto in questo periodo, ma a mio avviso forse non così negativo come potrebbe sembrare a prima vista, voi cosa ne pensate?