A seguito dei recenti avvenimenti, dalla morte della modella simbolo della lotta all’anoressia Isabelle Caro, alla scomparsa anche della madre morta suicida per l’insostenibile senso di colpa, l’intervista realizzata dal Corriere della Sera alla modella plus size, Elisa D’Ospina cade a pennello. Elisa D’Ospina, modella internazionale taglie comode, tra le dieci top italiane del settore, ha raccontato di aver conosciuto Isabelle Caro alla trasmissione Barbareschi Shock, in onda su La7 e da quel momento sono rimaste sempre in contatto.
Aveva capito, conoscendo a fondo Isabelle, che la sua malattia non nasceva dalla moda, bensì dalla paura di sua madre di vederla crescere: così smise di mangiare per non farla soffrire. L’argomento anoressia le accomunava, perché entrambe avevano l’obiettivo, attraverso i media, di trasmettere un messaggio forte ai giovani che persuadesse loro a non farsi travolgere da questa grave patologia, che poco alla volta si impossessa della tua vita fino a portartela via del tutto, come è poi successo a Isabelle Caro.
La storia di Elisa D’Opina in questo è differente: è sempre stata una ragazza formosa, altezza 1,84, peso 77 chili, seno 100, vita 80, fianchi 108. Con queste misure si è sentita dire: “Devi dimagrire di 20 chili se vuoi fare la modella”. Elisa non volendo subire ed accettare un cambiamento così drastico del suo fisico, ha deciso di cambiare strada e così ha scoperto il mondo delle modelle dalla taglia comoda.
Ha dichiarato: “Le giovani ragazze non devono cadere nella trappola della dieta impossibile per entrare in una taglia in cui forse non entreranno mai. Non è la moda la trappola o almeno non è l’unica responsabile”. Sicuramente certi talent scout senza scrupoli andrebbero allontanati per non trasformare il mondo della moda in un film dell’orrore dove le ragazze sono scheletri che camminano indossando abiti di tendenza.
Per questo Elisa D’Ospina e altre sei modelle plus size hanno fondato il gruppo Curvy Can, ovvero Con le curve si può. L’intento è quello di dimostrare come sia possibile fare le modelle anche senza dover rispondere a quei canoni estetici surreali imposti dal sistema. Inoltre fare la modella per le taglie morbide consente di lavorare addirittura fino a quarant’anni, considerato che è più facile mantenere una linea morbida per molti più anni, che rimanere a lungo con un peso inverosimile anche per una bambina di tredici anni.
Quindi forza donne! Take one’s chance… curvy can!