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Scene Queen, a Milano eletta la prima Scene Girl italiana

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Se fino a qualche tempo fa si parlava solo di Emo, adolescenti che traevano ispirazioni dalla musica hardcore punk americana degli anni 80 attualizzando il modo di vestire e di acconciarsi per seguire i loro idoli (Tokyo Hotel in primis), oggi questo gruppo si è scisso e si parla, udite udite, di Scene Girls.

Ma chi sono le Scene Girls? Semplice: si tratta di un’alternativa femminile agli Emo, le ragazze che hanno deciso di adottare un’immagine ancora più particolare e curata rispetto ai predecessori distaccandosi da questi proprio per via di un’attenzione particolare al modo di presentarsi.

Se gli Emo si riconoscono per via dei jeans stretti, della frangia asimmetrica, degli occhi truccati di nero, della t-shirt e della sneakers ai piedi, la moda impone alle Scene Girls di distinguersi dalla massa e di mescolare capi e accessori apparentemente contrastanti.

Non è così difficile trovare in giro ragazzine che sembrano uscite da cartoni animati giapponesi con i capelli lunghi, piastratissimi e coloratissimi, con ai piedi zeppe stratosferiche e addosso leggings, minigonne e micro-shirt; quello che stupisce, se non bastasse l’abbinamento spesso orribile tra generi, è l’utilizzo di accessori particolari come pupazzetti, occhialoni sproporzionati e un trucco sui generis e spesso troppo pesante.

I loro nomi sono emblematici come il modo di vestire e l’atteggiamento perchè lo scopo delle Scene Girls è farsi notare; hanno fatto questo, per esempio, le otto finaliste dell’After Skull, il primo concorso di bellezza che a Milano ha eletto la Scene Girl del 2010 decretando come vincitrice assoluta tale Ellie Rapent, 16enne dai capelli modello parrucca e le movenze da modella navigata in cerca di consensi.

Con lei si sono affrontate sul palco Chris Smoke, Enid Raven, Kira Heroine, Material Meddy, Shonny Luxury che hanno risposto a domande di vario tipo e soprattutto si sono presentate e hanno presentato i loro profili sul Web, vera cassa di risonanza per queste ragazzine in cerca di una propria identità e del successo a tutti i costi.

Che si chiamino Emo o Scene Girls la storia è sempre la stessa: bisogno di apparire in una società che dell’apparire ha fatto il suo emblema e in cui a fare la differenza non è più il saper fare ma il saper essere.

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