Le cause del Morbo di Alzheimer sono fegato, non nel cervello: lo afferma una recente ricerca scientifica. Uno studio statunitense effettuato dallo Sripp Research Institute avrebbe infatti effettuato una scoperta fondamentale nell’ambito di una malattia degenerativa quale l’Alzhaimer. Le placche amiloidi responsabili del morbo di Alzheimer sarebbero prodotte dal fegato e non dal cervello. Le ricerche sono state effettuate sui topi e se verranno confermate anche per l’essere umano apriranno una strada incredibilmente importante per impedire l’insorgere della malattia. Se le placche amiloidi responsabili del morbo di Alzheimer fossero realmente prodotte dal fegato e non dal cervello le prospettive di cura della malattia sarebbero notevolmente differenti. Attualmente le ricerche sono ancora in corso: da discipline antiche quali la medicina cinese abbiamo imparato che spesso le cause riguardano aree dell’organismo apparentemente lontane dal centro del problema: oggi anche la medicina occidentale potrebbe giungere a confermare affascinanti segmenti sconosciuti dei meccanismi che regolano il nostro corpo.
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Neuroscence Research e avrebbe dimostrato che che le placche amiloidi responsabili del morbo di Alzheimer sarebbero prodotte dal fegato e non dal cervello.
Finora i metodi di prevenzione nei confronti di questa malattia degenerativa riguardavano l’importanza di uno stile di vita sano, test genetici e la rilevanza di attività intellettuali per tenere allenato il cervello, tuttavia soluzioni che tenessero conto delle cause alla base dell’insorgenza della malattia non erano ancora state prese in considerazione.
I ricercatori avrebbero trovato una correlazione tra tre tipi di geni presenti nel dna dei topi ed una minor produzione di sostanza amiloide cerebrale da parte del fegato: dagli studi effettuati è emerso che per ogni gene a una bassa espressione a livello del fegato corrispondeva una minor protezione da parte degli animali rispetto la malattia.
Le placche amiloidi partirebbero dal fegato viaggiando attraverso il flusso sanguigno: l’Alzheimer in Italia colpisce in Italia 97.00 persone all’anno e secondo il CNR attualmente i malati in cura sarebbero circa 800mila.
Se queste ricerche venissero confermate in futuro gli scenari della ricerca sarebbero completamente diversi: sarà possibile bloccare la produzione di beta-amiloide nel fegato e quindi l’accumulo di placche a livello cerebrale.
L’anziano malato di Alzheimer possiede un elevato costo sociale ed un impatto destabilizzante sulla vita del malato e dell’intera famiglia: la prevenzione appare una variabile importantissima.
Attualmente le ricerche sono ancora in corso: da discipline antiche quali la medicina cinese abbiamo imparato che spesso le cause riguardano aree dell’organismo apparentemente lontane dal centro del problema: oggi anche la medicina occidentale potrebbe giungere a confermare affascinanti segmenti sconosciuti dei meccanismi che regolano il nostro corpo.