Si è più felici da anziani che da giovani: è la scienza a pronunciarsi su tale inaspettata consapevolezza. In barba a chi guarda all’invecchiamento con la noia e il senso di ineluttabilità di un processo a senso unico, che ben poca meraviglia ha da concedere, alcune indagini sul tema hanno evidenziato non senza stupore che a 80 anni si tende ad essere più felici rispetto a quando ci si trova nella fase dei 20 anni. Come mai? Lavoro, stress, impegni familiari e una gestione dei figli che spesso lede e compromette anche il rapporto di coppia, senza contare i problemi economici che di frequente possono affliggere la routine. Per questo da anziani si ritrova il senso di un rapporto differente con se stessi, il mondo e il tempo: un periodo d’oro in cui si rivaluta persino la propria persona.
Subentra qualche acciacco, una malattia da debellare con coraggio, ma anche la consapevolezza di una saggezza più profonda, un modo di osservare la vita in uno sguardo più lucido e distaccato, la gioia di aver tempo per gli amici, la capacità di essere più elastici e comprensivi, verso se stessi e gli altri: ecco il tesoro che arriva diventando più vecchi.
Vecchiaia, una parola spesso nascosta a scapito del termine anzianità, eppure una parola bellissima, capace di evocare le rughe come bandiere di libertà e cicatrici di battaglia, in grado di portare il senso del racconto di un’intera esistenza che si dipana colma di gioie e dolori, viva e vera.
Secondo le statistiche gli anziani sono più sani e attivi rispetto a qualche generazione fa: sport, fitness, un comfort certamente più elevato rispetto ad anni fa rendono gli anziani i depositari di un benessere prezioso.
Lewis Wolper dell’Università di Londra, nel libro intitolato You’re looking very well, Hai un ottimo aspetto, sostiene che a 80 anni si è mediamente più felici che a 20.
Il ricercatore ha coinvolto 340mila persone: il picco di infelicità si raggiungerebbe intorno ai 35-40 anni, a causa di stress, preoccupazioni economiche, incombenze domestiche e familiari. Invece dopo i 45 anni si tornerebbe a percepire una certa serenità, che raggiungerebbe il culmine niente meno che a 80 anni.
Salute psicologica, serenità, senso di benessere e appagamento verrebbero raggiunti in tarda età proprio perché finalmente liberi dalle responsabilità più gravose, ma anche poiché si sarebbe finalmente in grado di godere delle piccole cose. Un interrogativo si agita inquieto: non sarebbe interessante iniziare a vivere con occhi differenti fin da ora, più attenti ai nostri reali bisogni che all’architettura di doveri che costruiamo come asfittica intelaiatura intorno a noi stessi?