L’ernia iatale è una patologia molto complessa, non tanto per le sue implicazioni sull’organismo, quanto per il suo difficile inquadramento nel paradigma diagnostico e terapeutico. L’ernia iatale viene infatti chiamata in causa spesso a sproposito e ad essa si attribuiscono colpe che spesso non ha. Il problema sorge nel momento in cui lo iato, l’apertura posta sinistra del diaframma e deputata al passaggio dell’esofago, di dimensioni così piccole da aderire con l’esofago stesso, si allarga per motivi ancora non del tutto noti (si pensa infatti allo sforzo nel sollevamento di pesi, all’obesità o anche alla tensione durante il defeca mento).
Le cause e i tipi
La causa che genera un’ernia iatale è dunque ancora una questione irrisolta, mentre è noto che l’allargamento dell’apertura induce il passaggio dello stomaco attraverso di essa, generando di fatto un’ernia.
Questa patologia si distingue in tre tipi: da scivolamento, il più diffuso, consiste nel movimento verso l’alto e il basso dello stomaco attraverso lo iato, uscendo dalla cavità toracica; fissa, ovvero non c’è movimento, ma la parte superiore dello stomaco resta bloccata nella cassa toracica; mista, molto rara e caratterizzata d dal passaggio dell’intero stomaco nella cavità toracica.
Mente la prima tipologia, solitamente, non presenta sintomi e problemi, la seconda può causare fastidi all’esofago (raro) e la terza richiede spesso un intervento chirurgico.
I sintomi
Come abbiamo appena visto, i sintomi sono raramente evidenti e comportano solo in alcuni casi gravi dei problemi, anche perché spesso reflussi, ulcere e acidità di stomaco vengono erroneamente attribuiti ad un’ernia iatale.
Il reflusso gastroesofageo è comunque un sintomo provocato anche da un’ernia iatale, e se cronicizzato può causare ulcere e sanguinamento, con la possibilità di una conseguente anemia. Il bruciore di stomaco è un altro sintomo tipico (benché non sempre riconducibile) dell’ernia iatale.
Nelle persone anziane si possono manifestare dolore toracico e difficoltà nella respirazione
La cura
La cura diventa necessaria solo nei casi più gravi, quelli in cui si verificano reflusso cronico, esofagite, ulcere e difficoltà di deglutizione.
Il primo rimedio è quello di ridurre o eliminare il consumo di cibi e sostanze irritanti, come i grassi, il caffè, il cioccolato, il fumo, l’alcool e la menta.
È consigliata anche l’interruzione di un’eventuale attività di sollevamento pesi o di esercizi per addominali, così come si suggerisce di non utilizzare cinte troppo strette, per allentare la pressione sull’addome.
Per i farmaci, vengono a volte prescritti degli antidepressivi per favorire il rilassamento muscolare della sezione inferiore dell’esofago.
L’intervento chirurgico, infine, è molto raro, l’extrema ratio, cioè l’ultima spiaggia in caso di inefficacia dei rimedi naturali e farmacologici.