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Alcuni anni fa si pensava che il 2000 sarebbe stato il millennio dedicato alla cura dei mali più gravi per gli essere umani; benché molto sia stato fatto, i risultati non hanno ancora soddisfatto le aspettative, soprattutto per le malattie rare. Inoltre, si andranno ad aggiungere le malattie del XXI secolo, quelle patologie neanche lontanamente immaginabili alcuni anni fa. Una di queste è la nomofobia, cioè il terrore di perdersi il telefono cellulare. Se eravate convinte che stress e depressione fossero l’emblema della società moderna, approfondite questo argomento e valutate se questa nuova malattia sia o meno lo specchio della realtà attuale.
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Nomofobia: di cosa si tratta?
Partiamo subito dalla denominazione: questa malattia tipica del XXI secolo prende il nome dall’unione di due parole ‘no mobile’ (ridotte poi in nomo) con la desinenza fobia, cioè paura. La nomofobia è una malattia molto più diffusa di quanto possa sembrare, e il suo passare (quasi) inosservato è dovuto al fatto che non manifesta segni evidenti. Inoltre rappresenta un caso piuttosto nuovo per la psicologia. A darci queste informazioni è uno studio inglese, condotto su individui di ambo i sessi e appartenenti a classi di età e sociale differenti.
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Perché si è sviluppata la nomofobia?
Questa malattia affonda le sue radici nella trasformazione radicale dei mezzi di comunicazione; se prima il cellulare era un semplice mezzo votato all’espletazione di funzioni quali telefonia e messaggistica, oggi uno smartphone è come un cofanetto portatile in cui è contenuta la nostra vita. Perdere un cellulare oggi è come lasciare su un banco di scuola il diario segreto aperto: dall’accesso ai social network (quasi tutti adottano la memorizzazione della password, per cui l’ingresso è automatico all’avvio dell’applicazione) alla visualizzazione di foto, filmati, dati (anche sensibili) e informazioni varie. Una simile paura genera di conseguenza una preoccupante nevrosi, che porta chi ne è colpito a verificare la presenza del proprio cellulare decine di volte al giorno, oltre che a sognarne la scomparsa. Del resto oggi si vive su internet una vita parallela, che gli smartphone ci permettono di avere sempre, e ovunque, a portata di mano.
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Come si cura?
Come tutte le malattie e i disturbi di questo tipo, per guarire dalla nomofobia serve un supporto psicologico adeguato, anche se attualmente molti psicologi ancora non conoscono bene la materia, perchè decisamente nuova e legata al recente sviluppo tecnologico. La maggioranza delle persone che hanno preso parte ad un recente studio inglese si è dimostrata vulnerabile alla paura di perdere il proprio cellulare, tanto che il 41% di essa ha deciso di adottare una contromisura drastica: acquistare un cellulare doppione, su cui contare in caso di smarrimento dell’originale.
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