Sicuramente effettuare una mastectomia bilaterale totale e preventiva, per le donne ad alto rischio, potrebbe essere una soluzione per evitare il tumore al seno. Naturalmente la decisione non va presa sottogamba, anche perché scegliere di fare una mastectomia volontariamente è una decisione difficile da prendere, proprio perché come ben sappiamo comporta la completa asportazione delle mammelle. È da riconoscere però che convivere con il rischio e quindi la paura per tutta la vita di un tumore al seno può essere devastante. Questo è l’argomento che viene trattato nel libro di Silvia Mari, Il rischio.
Nel libro, edito dalla casa editrice Fontes e presentato presso la facoltà di Medicina
e Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, l’autrice, consapevole di poter sviluppare un
tumore al seno, esplica tutti motivi e i timori che l’hanno condotta a compiere questa scelta.
L’autrice ora trentunenne, nel libro racconta di tutto il periodo trascorso convivendo con la paura
di questa malattia, dato che sia la mamma che la nonna ne erano state vittime, fino ad arrivare a qualche anno fa, quando ha effettuato il test genetico che poi ha confermato tutti i suoi timori.
Silvia dopo aver scoperto di aver ereditato da sua madre il Brca 2, un gene che aumenta il rischio
di cinque volte di sviluppare un cancro al seno, prende la strada della mastectomia. Naturalmente
racconta l’autrice che questa scelta è stata supportata da medici oncologi e psicologi e riconosce che
a 28 anni non è stato facile privarsi di un simbolo così rilevante per la propria femminilità, anche perché bisogna calcolare che anche se al giorno di oggi le tecniche sono molto meno invasive,
comunque bisogna affrontare un rischioso intervento chirurgico.
L’autrice nel libro spiega che per lei è stata la scelta migliore proprio perché non riusciva a vivere
la sua giovinezza nel migliore dei modi e convivere con una spada di Damocle sulla testa. La
sua, storia di una drastica decisione ma consapevole, non vuole essere un invito alla mastectomia
preventiva, ma vuole essere soprattutto un invito all’informazione e alla conoscenza dato che di
queste cose se ne parla poco e poi ha la funzione di accendere una lampadina in testa di tutte le
donne, schiave di questo problema, che comunque c’è una possibilità di scelta.