Cos’è l’omosessualità e da cosa dipende? Il dizionario la descrive come “un’inclinazione amorosa e attrazione sessuale verso un individuo dello stesso sesso“. Solitamente si distinguono due forme: omosessualità femminile o lesbismo, che riguarda l’attrazione fra donne, e omosessualità maschile, che riguarda l’attrazione fra uomini. Rispetto a un tempo, l’omosessualità non è più vista come una malattia o una mancanza, bensì come un semplice orientamento sessuale. Scopriamo cos’è l’omosessualità per la psicologia e non solo.
Come premesso si tratta di un orientamento sessuale che predispone uomini e donne ad essere attratti da persone dello stesso sesso. L’omosessualità non è una malattia, come si è voluto far credere per molto tempo e come alcune persone continuano a pensare. Né può dirsi frutto di cause familiari, cattiva educazione o problematiche di tipo diverso.
Omosessuali si nasce o si diventa? Gli studi condotti sull’argomento hanno rilevato che l’omosessualità esiste da sempre in tutto il mondo, non fa eccezione il regno animale. Ma non è chiaro se il bambino sia omosessuale già dalla nascita o se invece lo diventi nel corso degli anni.
Secondo alcuni ricercatori il motivo che spinge molte società ad etichettare negativamente questo orientamento sessuale risiede nel fatto che, rispetto ai rapporti etero, non è finalizzato alla riproduzione, ma al solo piacere e all’espressione dell’amore di coppia.
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La parola gay significa letteralmente gaio o allegro, ma l’aggettivo viene ormai utilizzato da tutti per indicare un omosessuale maschio, o tematiche che hanno a che fare con questo orientamento sessuale, per esempio spettacoli gay, cinema gay, letteratura gay.
Perché si è omosessuali e da cosa dipende? Le teorie sull’argomento sono numerosissime: da quelle a matrice religiosa, che spesso etichettano gli omosessuali negativamente associandoli al peccato, alle teorie che affermano si tratti di una malattia dovuta a problematiche mentali o fisiche. Tuttavia l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha eliminata dall’elenco delle malattie ritenendola solo una variante naturale della sessualità.
C’è anche chi sostiene dipenda da una maggiore concentrazione di ormoni femminili nell’uomo e, viceversa, nella donna, fornendo pertanto una spiegazione scientifica. E chi ancora spiega questo orientamento attraverso fattori genetici, come confermerebbero alcune ricerche sul tema.
Quindi le cause dell’omosessualità non sono chiare ma vanno sicuramente escluse tutte le ipotesi che la etichettano come una deviazione dovuta a problemi mentali o fisici.
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Il termine omofobia significa “paura dell’omosessualità” inteso, stando al dizionario Treccani, “sia come timore ossessivo di essere o di scoprirsi omosessuale, sia come atteggiamento di condanna dell’omosessualità.”
Può manifestarsi sia in ambito privato che pubblico sotto forma, per esempio, di discorsi di odio e istigazione alla violenza. E per quanto riguarda gli omosessuali omofobi, questo atteggiamento spesso è condizionato da un background sociale e familiare contrario a questo orientamento.
L’omosessualità è purtroppo ancora considerata illegale in 84 Paesi: 73 di questi essi la ritengono un crimine, 11 la puniscono con la pena di morte.
Per quanto riguarda l’Europa, quasi la metà dei Paesi che ne fanno parte hanno comparato il matrimonio omosessuale a quello eterosessuale, l’altra metà, invece, vieta ancora il matrimonio gay.
In Italia l’omosessualità è legale ma il matrimonio omosessuale non è ancora stato comparato a quello etero, sebbene sia stata adotatta una legislazione sulle unioni civili.
Per quanto riguarda l’opinione pubblica italiana, esistono ancora contrasti sull’argomento sebbene i giovani dimostrino una maggiore e crescente apertura. Recenti studi dell’Istat hanno rilevato che il 61% degli italiani ritiene gli omosessuali abbastanza o molto discriminati mentre il 73% afferma che sia sbagliato discriminarli. Il 63% è favorevole alle unioni civili, il 43% al matrimonio, il 74% non considera l’omosessualità una malattia, sempre il 74% non considera i gay come una minaccia per la famiglia.
La percezione diffusa non è quindi negativa, tuttavia questi dati dimostrano una minore apertura rispetto alla media europea.
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