In Cina, ogni nucleo familiare può avere al massimo un cane o un gatto in casa. Già due sono di troppo: la nuova proposta di legge potrebbe essere approvata anche a Shanghai, la città più popolosa del Paese asiatico. La misura, già adottata nelle province di Canton e Chengdu, serve per contenere la crescita demografica degli amici a 4 zampe. Perché, a quanto pare, non solo sole le nascite dei bebè a creare forti disagi e a richiedere continui interventi di contenimento da parte delle autorità locali. Letta in Italia questa notizia ha del bizzarro, ma in realtà nasconde rischi e scenari tragici che conosciamo bene anche nella nostra penisola.
I cuccioli appena nati, possono rimanere in casa con la propria mamma fino a tre mesi, dopodiché dovranno essere affidati a nuovi padroncini o dati via ad agenzie governative autorizzate. Per scongiurare il fenomeno, ovviamente, le autorità cinesi invitano a far sterilizzare in tempo le cagne. Chi non rispetta le regole va incontro a multe fino a cento euro; ma soprattutto chi ama gli animali non accetta un limite così indifferente alle esigenze degli animali.
La storia insegna: non solo la politica cinese del figlio unico è stata un flop, ma da sempre simili azione restrittive- soprattutto in assenza di reali ed adeguati interventi propositivi- possono dar vita a conseguenze anche peggiori. Gli interrogativi, infatti, sono tanti e a diversi livelli: prendete il caso di famiglie che già accudiscono più cani o gatti. Cosa dovrebbero fare? Darli via? E a chi? Alle stesse agenzie governative che dovrebbero prendere anche i cuccioli in surplus? Ma qual è lo stato di salute di queste strutture? Hanno spazio e possono garantire diritti degli amici a 4 zampe? O è più facile per le persone che li hanno con sé sbarazzarsene pur di non ricevere multe? Uso il termine sbarazzarsene perché lo sappiano tutti: messi alle strette alcune persone sarebbero ben capaci di abbandonarli, ed è solo l’ipotesi meno tragica. In un contesto simile ‘consigliare’ la sterilizzazione ci sembra un pò pochino: la pratica andrebbe diffusa con campagne di sensibilizzazione e azioni reali e mirate, a prescindere dalla legge del cane unico.