Quasi il 70 per cento delle puerpere è colpito da depressione post partum. I sintomi includono in genere delle crisi di pianto senza alcun apparente motivo, irritabilità, inquietudine e ansietà, ma nella maggior parte dei casi tendono a scomparire nel giro di pochi giorni.
Secondo uno studio pubblicato recentemente sul New England journal of medicine, è più probabile che la donna cada in uno stato depressivo, ansioso o in disturbi mentali, in seguito al parto che non dopo un aborto come forse sarebbe stato più naturale aspettarsi.
I ricercatori dell’Università di Aarhus, in Danirmarca, sono giunti a questa conclusione dopo avere esaminato oltre 365 mila donne nel periodo compreso fra il 1995 e il 2007. Tra queste più di 280 mila hanno avuto un figlio, e solo 84 mila un aborto.
La percentuale di persone che hanno chiesto l’intervento di uno specialista a causa di problemi ansioso-depressivi, è stata doppia tra le donne che hanno avuto una gravidanza normale rispetto a quelle che hanno abortito. Per l’esattezza, tra le puerpere ci sono state 15 persone su mille, mentre tra le altre, 7 su mille.
Perché succede questo? Secondo l’American Psychological Association, la responsabilità principale sarebbe da attribuire ai cambiamenti ormonali che si verificano con certezza in seguito al parto. Non esistono evidenze scientifiche, invece, che ciò avvenga in seguito a un aborto.
Certo i livelli ormonali influiscono notevolmente sull’umore e la sulla salute mentale della neo mamma, tenendo conto anche del fatto che le donne dopo il parto sono più soggette alla stanchezza, alla perdita di sonno e che l’allattamento rappresenta una prova fisica non indifferente non è affatto difficile trovare una spiegazione di questo particolare stato mentale che si trovano ad attraversare.
Cosa fare per aiutarle? Fino a non molto tempo fa si riteneva che una corretta alimentazione in gravidanze e in particolare l’assunzione di omega 3 scongiurasse il rischio della depressione post partum. Una ricerca, invece, ha smentito tale convinzione pur mantenendo saldo il principio che questa componente alimentare, contenuta soprattutto nel pesce, contribuisce in modo positivo allo sviluppo del feto e limita il rischio di parti prematuri.
Un aiuto veramente efficace, invece, può provenire dal marito-compagno, che deve fare tutto il possibile per stare accanto alla sua donna non solo nello svolgimento di compiti materiali, ma anche e soprattutto nel necessario supporto psicologico in questa delicata fase della vita.