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Gravidanza: esporsi allo smog fa male al bambino

Lo sviluppo cognitivo del bambino potrebbe essere condizionata dall’esposizione delle mamme durante la gravidanza all’aria inquinata da composti, prodotti dagli scarichi degli autoveicoli. Lo confermano i dati di uno studio condotto a Cracovia.

Secondo un altro studio, diversi inquinanti pericolosi per la salute, come il benzene, sono più presenti in locali interni che all’aperto. È quanto emerge dal progetto europeo Airmex (European indoor air monitoring and exposure assessment project), che ha misurato la concentrazione di 19 composti organici volatili in spazi chiusi, negli edifici pubblici e negli asili, in nove città europee, incluse Milano e Catania, in Italia.

Secondo i ricercatori europei, il 22% delle concentrazioni di benzene nei locali chiusi e il 18% di quelle dello stesso inquinante negli spazi aperti, supera la soglia stabilita dalla direttiva europea in materia. Per i ricercatori, questi valori risultano quindi oltre i limiti consentiti, diventando una minaccia per la salute.
Nello studio è stato valutato l’impatto sui polmoni di questo mix di sostanze chimiche. Gli inquinanti interagiscono e la loro pericolosità dipende dalla presenza di altre sostanze nocive nell’aria. Altre componenti che influiscono poi sui possibili effetti sulla salute umana sono fattori come lo stress, il sesso, la predisposizione genetica.
Una ricerca del Columbia Center for Children’s Environment Health di New York invece, ha esaminato l’esposizione ai policiclici aromatici, che provengono dalla combustione di carburanti fossili, rilasciati in atmosfera da trasporti, riscaldamento e nella produzione di energia. Lo studio è stato condotto su 214 bambini nati fra il 2001 e il 2006, tutti con madri sane, non fumatrici, che hanno indossato delle mini-centraline di monitoraggio in uno zaino mentre erano incinte, per misurare i livelli di inquinamento. Nell’ambito dello studio, le stesse donne hanno anche fornito campioni di sangue e completato dei questionari. Dopo la nascita, i bimbi sono stati monitorati fino all’età di cinque anni e sottoposti a specifici test. Lo studio ha considerato poi altri fattori che possono contribuire alla diminuzione della capacità cognitiva, dall’esposizione al fumo di sigaretta all’approccio educativo della madre.
I ricercatori hanno quindi riscontrato che i bambini esposti ad elevati livelli di composti policiclici aromatici hanno un’abilità significativamente minore nei test di ragionamento, rispetto ai bambini con una esposizione minima.

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Maria Salerno

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