Ha fatto molto discutere la conclusione alla quale è prevenuto uno studio statunitense secondo cui, almeno statisticamente, partorire è più pericoloso che abortire. La ricerca ha messo a confronto i casi di morte della donna durante il parto e quelli conseguenti ad aborto spontaneo (ovviamente nel caso in cui l’interruzione di gravidanza avvenga in maniera legale e in condizioni igienico-sanitarie adeguate).
Purtroppo non va sottovalutata la realtà degli aborti clandestini: nel 2008 il 49% di queste donne incaute sono state soccorse in ospedale in condizioni molto gravi. Nelle tecniche di aborto prese in considerazione dallo studio non rientra solo quella chirurgica ma anche la pillola abortiva. Anche per quanto riguarda il parto non sono inclusi nel computo il parto in casa o fuori da strutture ospedaliere, nel qual caso i rischi possono aumentare.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Obstetrics&Gynecology e condotta dalla Gynuity Health Projects di New York City con la collaborazione della University of North Carolina School of Medicine, ha spiazzato molte donne e smontato alcuni luoghi comuni, dettati forse anche da un po’ di moralismo. Il parto è una cosa naturale mentre l’interruzione di gravidanza no e questo porta erroneamente a caricare di rischi maggiori la seconda. In realtà si tratta in entrambi i casi di interventi chirurgici quindi, sebbene si tratti di pratiche comuni e solitamente senza conseguenze fatali, il rischio non va escluso né per il parto né in caso di aborto.
Ma, numeri alla mano, abortire è meno pericoloso che partorire. Tristi casi di cronaca, come quello recente della partoriente morta a Crotone, ci ricordano che ci sono molte conseguenze, in parte ancora imprevedibili, che possono insorgere dopo il parto, specialmente in caso di tagli cesareo.
L’approccio della ricerca non è stato interpretativo ma meramente analitico: dal 1998 al 2005 una donna su 11 mila in media è morta dando alla luce suo figlio mentre solo in un caso su 167 mila l’intervento per abortire si è concluso con la morte della donna. I dati sono quelli forniti dal Guttmacher Institute (istituto che si occupa della salute della donna). Praticamente partorendo il rischio di morire per la donna è ben quattordici volte superiore che nell’ipotesi di aborto.
Proprio in questi giorni parallelamente in Italia il Ministero della Salute è impegnato in una campagna di sensibilizzazione per scoraggiare il ricorso al taglio cesareo quando questo non risulti necessario.
Lo scopo della ricerca non è quello di creare allarmismo nelle donne incinta. Al contrario si ribadisce che in entrambi i casi il rischio di mortalità è molto basso. Quello su cui lo studio vuole porre l’accento è che la donna che decida di abortire non deve essere influenzata da luoghi comuni circa la pericolosità dell’intervento.
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