I film americani e le notizie di cronaca rosa ci parlano spesso di contratti prematrimoniali, con particolare riferimento a nozze vip o reali. Ma di cosa si tratta effettivamente? Cos’è un contratto prematrimoniale e che validità ha in Italia?
In un’epoca e in una società sempre più dominata dal materialismo e dal dio denaro, l’accordo prematrimoniale sta diventando la norma in quegli Stati in cui è ammesso dalla legge. La patria di questa usanza è senz’altro l’America, seguita a ruota dall’Inghilterra. Negli ordinamenti anglosassoni le nozze sono molto spesso precedute da accordi di natura molto poco romantica, finalizzati a regolare la futura situazione economica e personale dei coniugi. Nel contratto prematrimoniale si decide anticipatamente cosa avverrà in caso di naufragio del matrimonio, sia in merito all’affidamento dei figli che riguardo alla spartizione dei beni e al mantenimento economico dell’ex consorte.
I cosiddetti ‘prenup’ regolano il 90% dei divorzi che hanno luogo oltreoceano e, sul modello del contratto prematrioniale anglosassone, hanno trovato regolamentazione anche in Paesi come la Spagna, la Germania, il Portogallo, il Giappone e la Grecia, tutti con gli opportuni adattamenti.
Un esempio di contratto prematrimoniale rimasto famoso nella storia è sicuramente quello stipulato tra Aristotele Onassis e Jacqueline Kennedy. Ci volle un anno intero per redigere le 22 pagine e le 170 clausole in cui vennero stabiliti la liquidazione in caso di rottura, il testamento, le modalità del regime di non convivenza e persino la frequenza degli incontri sessuali.
Spostandoci ai giorni nostri possiamo invece citare l’accordo prematrimoniale hollywoodiano tra Tom Cruise e Katie Holmes (che ha poi trovato effettiva applicazione) o quello regale tra William e Kate.
E in Italia cosa succede? E’ bene precisare che nel nostro Paese questo genere di contratto non ha alcuna validità legale, nella misura in cui limiti la libertà dei coniugi in occasione del divorzio. L’art. 24 della Costituzione vieta espressamente il formarsi di intese preventive di divorzio che vadano a circoscrivere e compromettere dei diritti ritenuti indisponibili dall’ordinamento giuridico. I coniugi non possono quindi decidere in anticipo le condizioni per il mantenimento dei figli e del partner, nè l’assegnazione della casa familiare.
La legge mira con queste norme a tutelare la parte più debole economicamente tra i due, evitando che contragga matrimonio a condizioni palesemente ingiuste e vessatorie.
Eventuali accordi di natura finanziaria sono validi solo ed esclusivamente se stipulati in sede di divorzio, mai prima.
Eppure, stando a una recente ricerca dell’Imr-Centro nazionale studi e ricerche sul diritto della famiglia, ben il 23% degli italiani sarebbe favorevole alla sottoscrizione di un patto prematrimoniale. Il che non sorprende, dato che secondo l’Istat i matrimoni in Italia durano 15 anni e almeno 3 su 10 terminano entro il decimo anniversario di nozze. Purtroppo per loro, in attesa di eventuali modifiche legislative, devono accontentarsi della mera separazione dei beni.
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