Più di 500 milioni di persone, una vera e propria nazione virtuale con gli stessi abitanti dell’Unione Europea, destinata a diventare, col passare del tempo, ancora più popolosa. Mark Zuckerberg, 26 anni, fondatore di Facebook e nominato in questi giorni dalla rivista Time uomo dell’anno 2010, non immaginava proprio che la creatura da lui partorita nelle notti insonni di Harvard, sei anni fa, avrebbe potuto raggiungere un simile traguardo.
Tutti ormai possediamo, per voglia o anche per necessità una pagina Facebook e ci fregiamo di avere centinaia di amici di cui leggiamo vita, morte e miracoli, anche se molti di loro non li conosciamo neanche di persona. Secondo una recente indagine effettuata negli Stati Uniti dalla Duke University, i rapporti che coltiviamo virtualmente rischiano però di farci perdere di vista i legami che invece contano davvero. Secondo questo studio infatti, il numero dei nostri amici reali si sarebbe ridotto di un terzo rispetto a venti anni fa. Oggi, una persona su quattro, non ha nessuno con cui poter parlare di questioni importanti, mentre negli anni Ottanta accadeva a meno di una persona su dieci. La colpa sarebbe delle email, delle chat e dei social network che in qualche modo ci hanno reso degli analfabeti emotivi, incapaci di capire e condividere sentimenti ed emozioni. Questo sarebbe il paradosso della civiltà della comunicazione: siamo iperconnessi con il mondo attraverso mille strumenti tecnologici, ma non riusciamo più a creare rapporti profondi e duraturi. Per questi serve il contatto umano, da cui non si può prescindere. La tecnologia, secondo i ricercatori americani, rischia anche di minare la coesione sociale, favorendo l’isolamento e la sfiducia nel prossimo. C’è sicuramente un’emergenza culturale: dobbiamo aiutare soprattutto bambini e adolescenti, i cosiddetti nativi digitali, a riscoprire quanto siano insostituibili la comunicazione e lo scambio umano faccia a faccia. L’emozione di abbracciare un amico che non vediamo da tempo, la complicità che può regalare uno sguardo e il calore di una voce, dal cui timbro intuiamo lo stato d’animo, sono impagabili. Perciò, ben venga Facebook se ci permette di mantenere i legami e magari di poterne creare anche degli altri, ma non dimentichiamoci che la vita reale è quella che va oltre il freddo schermo di un qualunque Pc.
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