Che cos’è la depressione reattiva? Qual è la percentuale di invalidità riconosciuta in questi casi? E, quali ne sono i sintomi e le cause? Si parla sempre più spesso di depressione e i termini con cui la si qualifica sono i più diversi. In psicologia, con il termine “depressione reattiva”, si indica un particolare tipo di depressione che si sviluppa come reazione a un evento traumatico vissuto come perdita. A scatenarla, dunque, può essere un licenziamento lavorativo, una delusione sentimentale o un lutto. Infine, anche lo stress, al di là di una causa specifica, può essere determinante in tal senso. Le donne sono tra i soggetti più a rischio, insieme agli adolescenti e agli anziani. Ma, quali sono i sintomi in questi casi?
Depressione reattiva, sintomi
I sintomi della depressione reattiva sono diversi. In questi casi il soggetto manifesta umore triste, apatia e mancanza di interesse verso tutto ciò che lo circonda. L’umore è altalenante e non mancano i pianti, che possono diventare anche frequenti. I sintomi della patologia si accentuanono di sera – con il buio – e possono manifestarsi anche ansia e stanchezza, nonchè allusioni alla morte e al suicidio. Questi stati d’animo possono spingere il soggetto che ne è colpito a compiere azioni di cui più tardi si pentirà. Infine, questa condizione psichica può anche determinare sintomi fisici, quindi: disturbi ormonali, insonnia o eccessiva sonnolenza e mancanza o eccesso di appetito.
Depressione reattiva, cause
Secondo il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (dsm 5), la depressione reattiva, oltre che da eventi di tipo traumatico, può essere generata da: la predisposizione familiare (soprattutto per le forme che si manifestano in età giovanile), le brusche variazioni dei livelli ormonali (dovute al ciclo, alla menopausa o all’uso dei contraccettivi orali) e alcune patologie sistemiche (come le malattie della tiroide e l’AIDS).
Depressione reattiva, durata
La durata della depressione reattiva è variabile. Come anticipato, questa forma di depressione è detta “reattiva” proprio perché legata ad un evento traumatico. La perdita di un lavoro (ansia reattiva da lavoro), un lutto in famiglia, la separazione dei genitori per gli adolescenti (ansia reattiva da separazione), ma anche la perdita di un amore o il tradimento della persona amata, possono determinare l’insorgere della depressione reattiva. Sovente, dunque, i sintomi di questa patologia scompaiono col tempo e, magari, con la soluzione del problema che l’ha scatenata. In alcuni casi, però, il soggetto colpito dai sintomi della depressione reattiva, non li percepisce come significativi e non ricerca una terapia adeguata. In questi casi la guarigione può essere più lenta e i sintomi della patologia possono protrarsi per diversi mesi, se non anni. Quando, invece, questa forma di depressione è legata ad altre cause – come lo stress o le variazioni dei livelli ormonali – è chiaro che ha una durata relativamente più breve.
Sindrome ansiosa reattiva
Quando i sintomi della depressione reattiva non vengono trattati adeguatamente e tempestivamente, possono evolvere anche in manifestazioni più importanti, che possono risultare invalidanti per il soggetto che ne è colpito. In questi casi la depressione reattiva può evolvere in una vera e propria sindrome, definita “sindrome ansiosa reattiva”. In questi casi, oltre ai sintomi già citati, possono comparire anche:
Sindrome ansioso depressiva reattiva e invalidità
La sindrome ansioso depressiva reattiva da diritto ad una percentuale di invalidità? La depressione, più in generale, è una patologia riconosciuta a tutti gli effetti di legge come potenzialmente invalidante. Per questo, essa, se in forma lieve, moderata o grave, può dar diritto al riconoscimento di una percentuale di invalidità. Il riconoscimento dell’invalidità deve essere richiesto all’Inps (tramite patronato) ed è effettuato da un’apposita commissione medica. Non solo, a favore di coloro che soffrono di depressione reattiva sono previste anche delle agevolazioni per i lavoratori, che possono fruire di permessi per le visite e agevolazioni fiscali.
Depressione reattiva, terapia
La cura in questi casi può essere sia la psicoterapia che un trattamento farmacologico. Il ricorso ai farmaci, comunque, dovrebbe essere auspicato solo nel caso di fallimento dell’approccio psicologico al problema. Questo tipo di terapia mira a rendere il soggetto colpito da depressione più sicuro, lo aiuta ad affrontare il dolore e quindi a superalo al meglio. I farmaci utilizzati, invece, sono generalmente gli antidepressivi che, però, possono impiegare diverse settimane prima di mostrarsi efficaci. Inoltre, nella maggior parte dei casi, devono essere assunti in un arco temporale di diversi mesi e, un’interruzione nell’assunzione, va suggerita solo ed esclusivamente dal medico. In altre parole, quando si inizia una cura con gli antidepressivi, occorre rispettare scrupolosamente le indicazioni del medico. Tra i rimedi naturali, infine, l’Ipericum, che viene utilizzato per trattare i disturbi del sonno e gli sbalzi umorali.
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