Quali sono i sintomi, il contagio e il vaccino per l’epatite A? L’epatite A è una patologia virale che colpisce il fegato, causata dal virus HAV. Tra le epatiti è quella più frequente e diffusa al mondo. Nei Paesi industrializzati il contagio avviene soprattutto in età adulta, mentre in quelli in via di sviluppo (dove la causa è la scarsa igiene) avviene nella prima decade di vita. Si tratta di una patologia che, per la maggior parte dei casi, è asintomatica o presenta manifestazioni alquanto blande. Inoltre, guarisce spontaneamente senza bisogno di una cura particolare (a differenza delle altre forme di epatite, b e c). Ma, quali sono i sintomi e le cause e come si trasmette la malattia?
Sintomi e trasmissione
Sintomi dell’epatite A sono: inappetenza, nausea, vomito, febbre, dolore addominale, malessere generale, ittero (colorazione giallastra della pelle), prurito, urine scure e feci chiare, ma anche ingrossamento della milza e del fegato (si tratta di manifestazioni molto diverse dai sintomi della più grave epatite C). Il periodo di incubazione può variare da 10 a 50 giorni. Il contagio, invece, avviene per lo più per contatto da persona a persona (anche per via sessuale) o indirettamente per ingestione di acqua e cibi contaminati (molluschi o verdure poco cotti o crude) o tramite oggetti infetti. Di contro, molto di rado, si ha una trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza o il parto.
Cura e vaccino
Per diagnosticare l’epatite A si esegue, in presenza dei sintomi indicati, un semplice prelievo di sangue (alla ricerca degli appositi markers). In alternativa, lo specialista può prescrivere un esame delle feci. Come anticipato, a differenza che per le altre epatiti, questa forma ha nella maggior parte dei casi un decorso benigno che, tra l’altro, conferisce anche l’immunità permanente. In altre parole, una volta guariti dalla malattia, si rimane immuni dal virus per tutta la vita. Molto si può fare, comunque, con la prevenzione tramite il vaccino (come per l’epatite B). Quest’ultimo si consiglia soprattutto quando si effettuano dei viaggi in Paesi in via di sviluppo, dove è particolarmente facile contagiarsi a causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie. L’efficacia del vaccino è stata valutata tra il 94 e il 100%, anche se dovrebbe essere ripetuto con un richiamo almeno dopo 10 anni dalla prima somministrazione. Altra regola preventiva è quella di cuocere bene e lavare gli alimenti più a rischio contaminazione, quindi i molluschi e le verdure, ma anche alcuni frutti (come i frutti di bosco). Comunque, il virus viene disattivato con una bollitura di almeno 15 minuti o da una cottura a 60 gradi di almeno un’ora.
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