Stare seduti per 8 ore raddoppierebbe il rischio d’infarto: l’allarme giunge dalla Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare, Siprec. Secondo l’indagine il fattore di pericolo per la salute del cuore scatterebbe dopo sei ore trascorse su una sedia o in poltrona. Pensate che le probabilità di avere malattie come infarti o un ictus, nell’arco di dieci anni, aumentano fino al 70% nelle donne e al 50% negli uomini. Questa statistica dovrebbe indurci a meditare seriamente sulla qualità e lo stile di vita che contraddistinguono le nostre società, ormai proiettate verso ritmi poco armoniosi per ciò che costituirebbero le reali necessità umane.
Un team di cardiologi, riuniti in congresso a Genova, ha rilevato che gli italiani sono pigri e grassi, una situazione aggravata dallo stile di vita, che quasi sempre impone lavori sedentari e lunghe ore alla scrivania.
Il 42% dei lavoratori, quasi 15 milioni di persone, è costretto a passare almeno otto ore al computer: la probabilità di riscontro di una malattia cardiovascolare, nell’arco di dieci anni, aumenta del 70% nelle donne e del 50% negli uomini.
‘Le evidenze scientifiche pubblicate nell’ultimo anno non lasciano dubbi. La vita sedentaria è un rischio per il cuore. Se a questo si aggiunge che spesso si mangia male, il quadro generale peggiora. Commettiamo troppi peccati di gola, trascuriamo la dieta mediterranea e gli alimenti cardine di una sana alimentazione. Pochissimi sanno davvero giudicare la salubrità di un alimento, molti si nutrono in modo disorganizzato’ ha spiegato Massimo Volpe, presidente della Siprec.
Roberto Formigoni di recente ha raccontato la sua esperienza: il Presidente della Regione Lombardia ha perso 17 chili in 4 mesi. Il segreto? Nonostante i limiti imposti dall’ufficio tante verdure, pochi carboidrati, tanta frutta e una pausa pranzo in scattante movimento.
Un italiano su due mangia carne magra, tuttavia circa il 20% sceglie carni grasse più volte alla settimana, il 45% consuma formaggi abitualmente tre volte alla settimana e soltanto uno su tre consuma pesce e soltanto una volta alla settimana.
Certamente i costi sono una variabile purtroppo fondamentale e in molti casi le famiglie sono costrette a scegliere a scapito della salute, così come i ritmi lavorativi spesso ci conducono lontano dal benessere che più sarebbe proprio per l’uomo, destinato alla natura e a un ambiente ben più vitale.
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