Pertosse, contagio, sintomi, cura e vaccino

I sintomi e la cura della pertosse sono diversi. Ma, come avviene il contagio e quando fare il vaccino per la prevenzione di questa patologia? La pertosse è nota anche come “tosse canina” ed è una delle malattie esantematiche più contagiose e diffuse tra i bambini in età scolare. Si stima, infatti, che un bambino con pertosse possa contagiare fino al 90% di bambini non immuni con cui viene a contatto. Tuttavia, la pertosse può colpire anche in età adulta, con sintomi simili e altre complicazioni, se non viene trattata opportunamente. Ma, quali sono i sintomi della pertosse negli adulti e nei bambini?

Pertosse, i sintomi nei bambini

Nei bambini, la malattia comincia – di norma – con starnuti, raucedine e una fastidiosa tosse notturna. Successivamente, dopo 10-14 giorni, si manifesta una tosse convulsiva e ostinata che rende difficoltosa la respirazione e persino l’alimentazione. Questa fase può durare fino a 2-3 settimane. I colpi di tosse sono particolarmente violenti e ravvicinati e si verificano anche durante una singola respirazione. Solitamente si concludono con una rapida e profonda ispirazione: il tipico “urlo inspiratorio” e l’espulsione di un blocchetto di catarro molto denso e vischioso. Gli attacchi sono seguiti, a volte, dal vomito. Nei lattanti, poi, si possono avere anche delle crisi di soffocamento.

La convalescenza, infine, inizia dopo 4 settimane dalla comparsa dei sintomi. Gli accessi di tosse, quindi, diventano meno frequenti e le condizioni generali del bambino migliorano progressivamente.

Pertosse, i sintomi negli adulti

Anche se la pertosse è considerata una malattia dell’infanzia, anche adulti o adolescenti possono svilupparla. In genere la sintomatologia è più sfumata e spesso difficilmente distinguibile da una comune bronchite di origine virale. Tuttavia, può succedere anche che la pertosse causi tosse severa, con difficoltà a respirare, mangiare e dormire.

Nei casi più gravi questi accessi possono portare a fratture costali, polmonite e – quindi – rendere necessario il ricovero in ospedale. Va anche considerato che gli adulti infettati sono un serbatoio di infezione per i bambini, quindi è consigliabile evitare in tutti i modi il contagio.

Pertosse, come avviene il contagio

La pertosse è una una malattia esantematica infettiva causata da un batterio chiamato “Bordetella pertussis” e si trasmette per via aerea, da persona a persona, con la tosse o gli starnuti. Il contagio, quindi, avviene attraverso i liquidi emessi con un colpo di tosse o uno starnuto, a volte anche con piccole goccioline di saliva espulse mentre si parla.

L’infezione può essere trasmessa solo da chi è malato, dall’inizio dei primi sintomi fino all’incirca alla terza settimana della cosiddetta fase “convulsiva”. Stiamo parlando quindi di circa 35-40 giorni di contagiosità, un periodo abbastanza ampio. Se non ci sono altre complicazioni, poi, la malattia ha una durata di circa 6-10 settimane.

Nei bambini, poi, la pertosse è tanto più grave quanto più precocemente colpisce il piccolo. In media, circa il 20 % dei casi di pertosse nei bambini, devono essere ospedalizzati.

Pertosse, la cura

La pertosse deve essere trattata con un antibiotico, sia per attenuare la sintomatologia (in tal caso la terapia è tanto più efficace quanto più precocemente viene cominciata, possibilmente prima che compaiano gli accessi tipici di tosse), sia per ridurre la contagiosità. Solitamente si utilizza un macrolide (eritromicina, claritromicina, azitromicina), per un periodo di almeno 2 settimane.

Se si tratta di un bambino piccolo sotto i 6 mesi o di un paziente a rischio di complicazioni, è consigliabile l’ospedalizzazione.

Pertosse, il vaccino

La pertosse è una patologia che può avere conseguenze anche serie, soprattutto nei bambini. Le complicanze più gravi riguardano la possibilità di insorgenza di polmoniti e broncopolmoniti o, ancor peggio, dell’encefalopatia. Quest’ultima si traduce in un danno a carico del sistema nervoso centrale, che può portare al ritardo mentale e addirittura alla paralisi. Per questo ai genitori si consiglia sempre il vaccino per la pertosse.

L’efficacia del vaccino è di circa l’85%. Il vaccino per la pertosse (DTP), a cellule intere, è disponibile fin dal 1940. Negli ultimi anni è disponibile il nuovo vaccino acellulare (DTaP), contenente cioè soltanto alcuni componenti del batterio. Questo nuovo vaccino, rispetto al vecchio preparato ottenuto con cellule batteriche intere, provoca un minor numero di reazioni nei vaccinati, pur conservando una elevata efficacia protettiva. Il vaccino anti-pertossico è solitamente combinato con il vaccino antitetanico e antidifterico (DTaP) al quale si accomuna per modo e calendario di somministrazione. Per l’immunizzazione dei nuovi nati di solito, oggi, viene utilizzato il vaccino esavalente che oltre a proteggere contro la pertosse previene anche il tetano, la difterite, la poliomielite, l’epatite virale B e le infezioni invasive da HIB. Tutti i bambini dovrebbero ricevere la vaccinazione. Il vaccino per la pertosse, però, non è tra quelli obbligatori per legge. Il ciclo di base è costituito da tre dosi di vaccino, da praticare entro il primo anno di vita (al terzo, quinto e dodicesimo mese) contemporaneamente alle altre vaccinazioni infantili. Una dose di richiamo viene eseguita nel sesto anno e un’altra a 14 anni.

Infine, negli adulti, il richiamo per la copertura va effettuato ogni ogni 10 anni. Le future mamme che non sono vaccinate contro la pertosse, invece, dovrebbero prendere in considerazione l’ipotesi di provvedere.

In gravidanza, il vaccino per la pertosse, viene comunemente somministrato nel corso del terzo trimestre, in quanto non è pericoloso, neanche in un momento così delicato come la gravidanza.

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