Il tumore al seno è purtroppo sempre più frequente nelle donne in età fertile, anche molto giovani. La medicina ha fatto grandi passi avanti nella cura di questo male anche se purtroppo i casi di mortalità sono ancora molto alti. La terapia tradizionale, quella della chemioterapia, prevede diversi cicli e richiede anni prima di essere valutata nella sua efficacia. Solitamente il periodo ‘a rischio’ dopo un tumore al seno è di cinque anni. Ma esistono anche molte terapie alternative che fanno fatica a combattere la resistenza della medicina tradizionale e delle case farmaceutiche e che invece forse meriterebbero più attenzione.
Non stiamo invitando nessuna donna malata di cancro a rinunciare alla chemioterapia, che per il momento resta la strada più sicura da seguire, ma piuttosto suggeriamo alla ricerca di investire negli studi per trovare soluzioni alternative e perfezionarle. La chemioterapia infatti resta pur sempre ‘il minore dei mali’: è un trattamento invasivo per il corpo e purtroppo non sempre è risolutiva, soprattutto se il tumore è ad uno stadio avanzato.
Chemioterapia
La durata e l’intensità dei cicli di chemio varia molto in base all’avanzamento del tumore e alla risposta del paziente. Molti sono gli effetti sull’organismo, anch’essi variabili da caso in caso. I più frequenti sono diminuzione delle difese immunitarie (per via dell’abbassamento dei globuli bianchi e delle piastrine), caduta dei capelli e dei peli (che ricompariranno alla fine del trattamento), nausea e vomito.
Alcune terapie alternative
Sono molte le terapie alternative proposte per la cura post-intervento del tumore al seno. Purtroppo esistono molti sciacalli e spesso si tende ad accumulare tutte queste ricerche come una sorta di stregoneria senza discernere le bufale dalle possibilità concrete.
I trattamenti complementari di tipo ablativo
Le tecniche ablative, essendo praticate anche all’interno di strutture pubbliche, avrebbero potuto essere citate all’interno dei trattamenti ufficiali. Tuttavia le abbiamo inserite tra le cure complementari perché sono ancora poco conosciute e considerate. L’obiettivo è quello di asportare il tumore provocando, attraverso il calore, una necrosi delle cellule maligne. Si tratta di trattamenti localizzati, non estesi a tutto il corpo come la chemioterapia.
L’ablazione a radiofrequenza (o radioablazione)
È una metodica nella quale sotto la cute si inserisce una sonda, dalla quale fuoriescono degli elettrodi che emettono onde elettromagnetiche ad alta frequenza. Queste causano un riscaldamento della parte irradiata, facendo in modo che il tessuto tumorale venga necrotizzato per coagulazione, lasciando però intatto il tessuto sano intorno. E’ sicuramente una tecnica meno invasiva dell’ intervento chirurgico
L’ipertermia.
Da qualche tempo l’ipertermia è una terapia riconosciuta dal sistema sanitario italiano. Tuttavia non è ancora molto conosciuta e applicata nel nostro Paese. Al contrario in Germania e Olanda ci sono dei centri dove viene praticata con successo da tanti anni. Si basa sul riscaldamento controllato (per circa 1 ora) dei tessuti fino a 42-43° C, temperature in cui le cellule tumorali muoiono.
Immunoterapia Biologica
L’immunoterapia è una terapia riconosciuta e utilizzata in senso complementare alle terapie convenzionali, ma resta ancora marginale nell’ambito dei trattamenti ufficiali. Il principio alla base, cioè il potenziamento delle difese naturali dell’organismo, può essere invece di fondamentale importanza per i malati di tumore. L’efficacia della risposta immunologica è proporzionale alle risorse di cui il corpo dispone ancora per reagire. Ciò significa che quando la malattia è ad uno stadio avanzato e l’organismo debilitato da tanti cicli di chemioterapia, radioterapia sono poche le speranze di una attivazione immunitaria.
SSM Vaccino di Maruyama
Il vaccino S.S.M. di Maruyama (Specific Substance Maruyama) è un vaccino biologico (un estratto dai germi umani di tubercolosi), distribuito in fiale, la cui azione consiste nell’indurre una specie di atrofizzazione delle lesioni tumorali, per mezzo della produzione di fibre di collageno. Questa terapia ha origini giapponesi dove viene usata da più di trenta anni. Sono molti i pazienti che testimoniano l’efficacia di questo vaccino.
La Terapia Di Bella
La terapia del Dottor Bella è quella di cui si è parlato di più in Italia. Si tratta della MDB, Multiterapia Di Bella, e ha lo scopo di ridurre le dimensioni della neoplasia o di arrestarne o rallentarne la crescita. La metodica non prevede interventi invasivi ma si basa su almeno 4 farmaci: sciroppo galenico di vitamina E e di vitamina A, la bromocriptina, la melatonina mescolata a adenosina in percentuali ben precise e la somatostatina. L’obiettivo è quello di modificare l’area circostante al cancro rendendogliela ostile e al tempo stesso di potenziare le cellule sane. La sperimentazione ufficiale di questa tecnica è iniziata nel 1998 ma è stata considerata inefficace dopo pochi mesi.
Il metodo Pantellini
L’ascorbato di potassio. Il metodo del Dott. Gianfranco Valsé Pantellini ha origine dal caso, anzi da uno sbaglio. Nel 1947, il Dott. Pantellini consigliò ad un malato di cancro allo stomaco allo stadio terminale di bere limonate con bicarbonato di sodio per calmare i forti dolori. Dopo un anno, lo rivide perfettamente ristabilito (il paziente morì d’infarto vent’anni più tardi). Pantellini proseguì le sue ricerche per quarant’anni, evidenziando collegamenti tra l’ascorbato di potassio e la cura di alcune malattie degenerative ed autoimmuni. Ne guadagnò denunce da parte dell’Ordine dei Medici da cui fu assolto e numerosi problemi
Queste sono solo alcune degli approcci possibili al tumore al seno, diversi da quello ufficiale. E’ chiaro che un cittadino privato malato scelga la strada che considera più sicura ma sarebbe compito di uno Stato civile offrirgli la possibilità di scelta.
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