La violenza contro le donne continua a mietere vittime di anno in anno, perpetrata nella maggioranza dei casi tra le mura domestiche, da partner, ex partner e altri uomini dell’entourage familiare. Se la violenza fisica è più facilmente identificabile, quella psicologica è subdola perché le vittime stesse, sottoposte a reiterati insulti, manipolazioni e minacce, finiscono per sentirsi sbagliate, facendo il gioco del carnefice. Fortunatamente oggi, di questa terribile piaga, se ne parla sempre più spesso, complici le numerose iniziative tese ad offrire un supporto concreto alle vittime. La campagna promossa dalla Regione Lombardia “Non sei da sola”, promuove infatti i servizi capillari e gratuiti che su tutto il territorio sono messi a disposizione delle donne che si ritrovano in una relazione violenta.
La campagna “Non sei da sola” della Regione Lombardia
Con la campagna “Non sei da sola”, lanciata anche quest’anno in occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale della violenza contro le donne, la Regione Lombardia promuove i centri antiviolenza attivati sul territorio che mettono a disposizione una rete di servizi e strumenti gratuiti per la tutela e protezione delle donne in difficoltà, garantendone l’anonimato.
Tra questi si annoverano:
- assistenza psicologica
- assistenza legale
- accoglienza
- ospitalità
- orientamento al lavoro
Per trovare il centro antiviolenza più vicino, è sufficiente chiamare il numero nazionale di pubblica utilità 1522, che mette in contatto le vittime con i centri più vicini, o in alternativa collegarsi al sito http://www.nonseidasola.regione.lombardia.it
I dati della violenza contro le donne
Purtroppo, dati alla mano, la violenza contro le donne continua a rappresentare una delle principali cause di morte in tutto il mondo, a prescindere da livello di istruzione, età e classe sociale delle vittime.
In Lombardia a partire dal 2015, 9.561 donne si sono rivolte ad un centro o ad un servizio antiviolenza, 3.737 solo nei primi sei mesi del 2017 di queste in media il 63,2% sono donne italiane, il 30,5% provenienti da paesi extra-UE, il 6,3% proveniente da altri paesi appartenenti alla UE.
L’età media è di 40,5 anni, la maggioranza è sposata o convivente, lavoratrice con una scolarizzazione medio-alta, e un buon 48,7% ha almeno un figlio o figlia minorenne. Nella maggior parte dei casi i maltrattanti sono coniugi, conviventi, fidanzati, ex mariti, ex conviventi o ex fidanzati.
Le donne nei due terzi dei casi contattano i centri per informazioni generiche, legali o per semplice ascolto, in minor misura per ascolto di tipo psicologico. Mentre per quanto riguarda le forme di violenza più diffuse, si va da quella psicologica, nel 73,3% dei casi nel 2015, alla violenza fisica nel 66% dei casi, per concludere con la violenza economica, nel 26,2% dei casi.
Come riconoscere la violenza contro le donne
Sul sito http://www.nonseidasola.regione.lombardia.it è possibile trovare molte informazioni utili per riconoscere le diverse forme di violenza, un primo passo indispensabile e non così scontato.
Difatti se la violenza fisica risulta più facile da identificare, lo stesso non vale per quella psicologica. Le donne che la subiscono spesso faticano a riconoscerla convinte dal carnefice, tramite manipolazioni e minacce, di essere colpevoli e “sbagliate”.
In generale per identificarla è importante considerare che la violenza, di qualunque natura, si sviluppa in modo graduale, crescente e ciclico. Di solito si susseguono episodi violenti sempre più intensi finché la tensione non raggiunge l’apice e da quel punto in poi, si ripristina una calma apparente.
L’uomo violento cerca di farsi perdonare suscitando apprensione nella partner, la quale si convince che qualcosa, prima o poi, cambierà. Trascorso un periodo di tempo variabile, scoppia un altro ciclo di violenza, ancor più pericoloso. Difficilmente un uomo violento cambia, per mettere fine ai soprusi è necessario intervenire tramite professionisti, rivolgendosi in caso di bisogno ai centri antiviolenza.
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