Le più belle poesie d’amore di Bertolt Brecht

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Ecco per voi le più belle poesie d’amore di Bertolt Brecht, famoso poeta, drammaturgo e regista teatrale tedesco, tra i più grandi del Novecento. I suoi amori furono molti, si sposò più volte, ebbe figli da donne diverse, si legò a numerose amanti. Fra tutte queste figure femminili, quella che forse lo colpì maggiormente fu una certa Marie Rose Aman, è infatti a questa giovane fanciulla che egli dedicò le sue liriche amorose più belle.

Ricordo di Marie A.

Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l’amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d’estate
c’era una nube ch’io mirai a lungo:
bianchissima nell’alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.

E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell’amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l’ho baciato un giorno.

Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall’alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.

Buone abitudini in amore

Non creder che, avuto, resti il godimento.
Sovente fu provato?
Ancor più spesso cresce.
Rifare quello che molte volte già facemmo
È proprio ciò che così forte poi ci unisce.

Del tuo didietro il soprassalto lieve
Da lungo atteso, dalla tua carne astuzia!
Oh la seconda volta, la delizia
Che la tua soffocata voce mi richiede!

Questo sciogliersi dei tuoi ginocchi!
Questo tuo darti!
Questo tremare, poi, da cui la mia carne apprende
Che appena spento il tuo goder riprende!
Questo tuo pigro volgerti! Questo tuo indolente farti
Più contro di me, e tu già mi sorridi!

Ah, se non fosse stato fatto tante volte,
questa volta non sarebbe così dolce.

A M.

Quella notte che tu non venisti
io non mi addormentai ma andai
più volte sulla porta
e pioveva, e di nuovo rientrai.

Non lo sapevo allora: ora invece lo so:
quella notte era già come quelle altre notti
che non venisti più e io non dormivo
e già quasi non aspettavo più
ma andavo spesso sulla porta
perché lì pioveva ed era freddo.

Ma dopo quella notte ed anche in anni successivi ancora
udivo, quando la pioggia gocciolava, i tuoi passi
sulla porta e nel vento la tua voce
e il tuo pianto all’angolo freddo,
perché
non potevi entrare.

Così mi alzavo spesso nella notte e
andavo sulla porta e l’aprivo e
facevo entrare chi non aveva patria.
E vennero mendicanti e puttane,
marmaglia
e gente d’ogni sorta.

Ora molti anni sono trascorsi e
anche se
ancora gocciola pioggia e c’è vento
se tu venissi ora nella notte, lo so
io non riconoscerei più te, non la tua voce
e non il tuo viso, perché è mutato.

Ma odo ancor sempre passi nel
vento
e pianto nella pioggia e che
qualcuno
vuole entrare.
(Sebbene tu allora non sia venuta,
amore, ed ero io che aspettavo!)
E io voglio andar fuori sulla porta
e aprire e vedere se qualcuno è venuto.
Ma non mi alzo e non vado fuori
e non vedo
e neppure viene qualcuno.

Se amate particolarmente la poesia d’amore date un’occhiata alle più belle poesie d’amore di Alda Merini e alle poesie d’amore di Neruda.

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