Colpisce soprattutto i maschi, con un rapporto di 5:1, in tenera età, sotto i 3 anni: è l’autismo infantile. Una patologia i cui contorni sono stati delineati con chiarezza solo nel 1943 dall’esperto austriaco Kanner e che è classificata tra i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo. Si tratta di una malattia difficile da comprendere e, spesso, da accettare, per i genitori, ma soprattutto, per la società. Le cause non sono ben chiare e, dopo anni di allarmismo riguardo alla possibile responsabilità di alcuni vaccini, rimangono dubbi e timori, ma la comunità scientifica ha dato qualche certezza in più. Ecco qualche elemento utile per conoscere meglio questo disturbo, cos’è, i sintomi, la diagnosi, le possibili cure, cosa fare e non fare per confrontarsi con un piccolo affetto da autismo.
La definizione e i sintomi
L’autismo infantile è un disordine neuropsichico che compromette il funzionamento cerebrale, al punto da compromettere sensibilmente la capacità di comunicare, di interagire con le persone, così come quella di adattarsi all’ambiente esterno.
I sintomi tipici di questo disordine, che nella maggior parte dei casi compaiono nei primi mesi di vita, entro i 3 anni di età, sono difficili da ignorare.
Il piccolo si isola dal mondo che lo circonda, in una sorta di ritiro, come se l’ambiente circostante, comprese le persone più vicine, non esistesse. Un isolamento “mentale”, che spesso si associa anche a un isolamento “fisico”, che il bimbo esprime evitando i contatti.
Si evidenzia un rifiuto marcato dei cambiamenti, sia dell’ambiente sia delle persone che lo circondano. Il bambino autistico reagisce in modo eccessivo agli stimoli sensoriali, acustici e visivi e, molto spesso, mostra segni di iperattività.
Le stereotipie sono, forse, i sintomi più noti dell’autismo infantile. Il bimbo ripete, in modo quasi ossessivo, alcuni gesti, versi o comportamenti, come dondolare il corpo, tamburellare con le dita o guardarsi le mani.
Tipici anche i disturbi del linguaggio, che limitano fortemente la capacità di comunicazione del bimbo. Il suo linguaggio, assente o alterato, è spesso fatto solo di ripetizioni di frasi o versi, senza una vero e proprio scambio con gli altri.
Il bambino autistico non è privo di intelligenza. Si può dire che è dotato di una forma di intelligenza “diversa” spesso espressa con modalità anomale. In particolare, si può distinguere tra l’autismo ad alto funzionamento, quando il quoziente intellettivo è nella o superiore alla norma (punteggio pari o superiore a 70), e a basso funzionamento, se il quoziente intellettivo è inferiore alla norma (punteggio compreso tra 55 e 60).
Le cause e le possibili cure
Le cause non sono ancora completamente chiare. Ciò che è chiaro è che l’autismo infantile è un disturbo a genesi multifattoriale. Il modo più efficace per diagnosticarlo è l’analisi comportamentale.
Non esiste una cura valida per tutti i bambini affetti da autismo. Esistono, però, diversi approcci terapeutici, da modulare in base al caso specifico, che comprendono la somministrazione di farmaci, ma anche terapie abilitative, come quella psicomotoria e la logopedia.
In un numero variabile, dal 5 al 20% dei casi, le terapie funzionano, apportando significativi miglioramenti alla condizione del bambino, che, con il supporto giusto, può avere una vita simile a quella dei suoi coetanei, svolgendo diverse attività, come andare a scuola.