Oggi, 27 gennaio, molti genitori si chiedono: come spiegare il giorno della memoria ai bambini? L’Olocausto, cioè il genocidio perpetrato tra il 1938 e il 1945 ad opera del nazionalsocialismo e del fascismo nei confronti degli ebrei, infatti, è tra le pagine più oscure della nostra storia. Per i bambini può essere difficile comprenderne il senso, se non si usano gli strumenti e le parole adatte. Come spiegare, dunque, i campi di concentramento, le deportazioni e il dolore di milioni di uomini inflitto da altri uomini?
Una data storica
Per spiegare la shoah ai bambini è fondamentale che anche i genitori ne comprendano a pieno le radici. Non solo, è importante che questi trasmettano ai bambini perché è necessario commemorare e ricordare. Del resto, la data di oggi, è scelta non a caso. Proprio il 27 gennaio del 1945, infatti, vennero aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e furono liberati gli ultimi superstiti. Queste persone avevano patito il freddo, la fame, avevano convissuto con l’idea di una morte imminente, avevano perso familiari e amici in modo atroce. Cercare di contestualizzare storicamente l’Olocausto è il primo passo per spiegarlo ai più piccoli. Potremmo dire che è un antecedente necessario. Si può partire dalle leggi razziali e la Seconda Guerra Mondiale, ma è necessario spiegare anche la cultura ebraica e le sue fondamenta. Il grosso di questo lavoro viene fatto a scuola, ma anche i genitori possono iniziare da qui.
A che età?
E’ chiaro che non si può pensare di spiegare una tragedia umana come quella dell’Olocausto a bambini molto piccoli; non ne comprenderebbero il senso e per loro potrebbe essere persino traumatico. Ai genitori si consiglia di aspettare almeno la pre-adolescenza, quindi il compimento del 13esimo o del 14esimo anno di età. Ai bambini più piccoli si dovrebbe spiegare il tutto con molta più delicatezza, proprio per evitare traumi. Generalmente, comunque, il tema dell’Olocausto viene proposto nelle scuole già alla primaria, a partire dalla quinta elementare, ma viene analizzato in modo più approfondito solo nel corso degli anni successivi.
L’ approccio giusto
In termini pratici, dunque, è necessario prestare attenzione alle parole che usiamo con i nostri figli. Quanto più sono piccoli, tanto più bisognerà avere tatto. Cerchiamo, quindi, di evitare di raccontare dettagli macabri. Per aiutarsi nel difficile compito di spiegare l’Olocausto, poi, possiamo ricorrere a libri sull’argomento o a documentari studiati proprio in relazione all’età dei bambini. Scegliete solo quelli dedicati ai più piccoli (in commercio ne trovate di diversi) e mai i film e i libri pensati per un pubblico adulto. Anzi, fate attenzione a tutti quei programmi e quei documentari – spesso molto crudi – che vengono trasmessi in televisione proprio durante i giorni dedicati alla memoria. “La vita è bella” di Benigni è sicuramente un film che i bambini dai 13 in poi possono guardare per approfondire il tema. Un libro particolarmente adatto ai più piccoli, invece, è “Il diario di Anna Frank”, che da generazioni viene sottoposto all’attenzione dei bambini per spiegare con pacatezza la tragedia della shoah.
La scuola
A scuola i bambini saranno introdotti al tema dell’Olocausto con libri, documentari, poesie, ricerche, disegni e altre svariate attività. Voi genitori cercate di seguire l’approccio utilizzato dagli insegnanti, che è studiato proprio in relazione alla loro età. Gli insegnanti, infatti, conoscono i termini da usare, le attività da fare e quella da evitare. Se seguite il solco tracciato dal loro insegnamento, dunque, non sbaglierete di certo. Seguiteli in tutto e per tutto. Non andate oltre, potreste risultare eccessivamente crudi e brutali. Così facendo eviterete inutili traumi ai vostri bimbi ma allo stesso tempo, e ancora più importante, li sensibilizzerete su argomenti come il razzismo, la convivenza tra popoli e l’accettazione di chi ha una cultura diversa dalla propria.