Dislessia evolutiva: la diagnosi a due anni è possibile

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Fino a solo pochi mesi fa si credeva che la dislessia potesse essere ‘scoperta’ solo a partire dal momento in cui il bambino avesse iniziato a leggere e scrivere. Oggi, grazie a nuovi importanti ricerche sul campo, si è scoperto che anche nei bambini di due anni si potrebbe effettuare una diagnosi precisa sul grado di dislessia del bambino e sulle problematiche legate all’attenzione. La ricerca è tutta italiana.

Le ricerche hanno constatato che nei bambini che ancora non sanno leggere e scrivere la dislessia potrebbe manifestarsi tramite problemi di attenzione spaziale visiva, anche osservando dunque il grado di attenzione o disattenzione visiva infatti, si potrebbe effettuare una diagnosi.

La dislessia è quel disturbo nelle abilità di lettura che colpisce fino al 17% della popolazione scolastica, i bambini dislessici hanno difficoltà ad estrarre le informazioni rilevanti inibendo le informazioni irrilevanti. Questo fenomeno, fino a poco tempo fa, veniva strettamente legato alla comprensione ed all’interpretazione della lingua scritta, in effetti trattandosi di selezione delle informazioni dall’esterno, perchè non trattare il problema anche solo attraverso la percezione delle immagini o l’interazione con gli oggetti?

La ricerca che sostiene questo è italiana ed è stata pubblicata sul Current Biology, si tratta di un team di ricercatori dell’università di Padova, che spiegano che questa scoperta potrebbe segnare un cambiamento radicale nella teoria che fino ad oggi ha regolato le diagnosi relative alla dislessia evolutiva, rendendo possibili nuovi approcci per l’identificazione precoce del disturbo.

La ricerca è stata svolta su di un gruppo di bambini nell’arco di tre anni. I bambini sono stati seguiti dalla scuola materna fino alla scuola primaria ed è stato verificato anno per anno lo sviluppo della loro attenzione spaziale visiva.

‘I deficit di attenzione visiva, testati prima dell’acquisizione della lettura, sorprendentemente predicono molto meglio le abilità di lettura successive in confronto alle abilità di linguaggio misurate anch’esse prima dell’acquisizione della lettura – spiega il capogruppo della ricerca Facoetti – Visto che recenti studi hanno dimostrato che specifici programmi di riabilitazione possono migliorare le abilità di lettura, i bambini a rischio di dislessia potrebbero essere trattati con programmi di prevenzione basati sull’attenzione visiva spaziale ancor prima dell’acquisizione della lettura’.

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