Legge sul cognome della madre ai figli: arriva la proposta, ma anche il rinvio

cognome della mamma
cognome della mamma

Parlare di maschilismo nella società odierna potrebbe sembrare a qualcuno del tutto anacronistico. Eppure, ci sono degli usi e anche degli istituti giuridici, che affondano ancora le radici nella vecchia società patriarcale. Sicuramente, tra questi, l’usanza e l’obbligo normativo di mettere il cognome del padre ai figli, senza che i genitori possano scegliere liberamente in senso diverso. Proprio per far fronte a questa, secondo alcuni superata, disciplina è stata presentata in questi giorni una proposta di legge da Michela Marzano, deputata del Partito Democratico.

Qualora fosse realmente approvata, la legge abolirebbe l’obbligo di dare il cognome paterno ai figli e, di conseguenza, i genitori potrebbero avere la libertà di registrare all’anagrafe il cognome di entrambi, soltanto quello del padre o soltanto quello della madre. Il testo, così come presentato, è stato approvato all’unanimità in Commissione Giustizia ma, una volta approdato alla discussione in aula, è stato sospeso dalla maggioranza a data indefinita. La decisione ufficiale è stata quella dello slittamento a “prima della pausa estiva”, ma non si è precisato quando la proposta verrà effettivamente discussa e votata. Immediata la reazione della relatrice, Michela Marzano, la quale si è espressa in termini molto forti verso esponenti del suo stesso partito:”Mi sento tradita dal partito, se alcuni parlamentari democratici sono contrari al cognome materno ai figli allora dovrebbero chiedersi cosa ci stanno a fare nel Pd” e ancora: “Questa legge fa paura agli uomini perché sconfigge il patriarcato. Ho visto deputati del Partito democratico che non hanno nemmeno letto il testo prima di dichiarare di essere d’accordo con i parlamentari dell’opposizione. Questo si chiama maschilismo”. E infatti, tra gli altri che si sono opposti a questa proposta di legge, anche alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia (con Ignazio La Russa che ha chiesto il rinvio in commissione), ma anche Rocco Buttiglione (Popolari per l’Italia) e Paola Binetti (Udc) e molti deputati di Forza Italia (compresa Stefania Prestigiacomo).

Vero è che si sono alzate voci dissidenti anche tra le stesse deputate donne del Pd. Laura Garavini, ad esempio, ha posto l’accento sulla necessità di riflettere bene su una legge che porterebbe a sovvertire regole millenarie. Per gli esponenti del Movimento 5 Stelle, invece, “la norma è importante ma avremmo preferito che l’aula approvasse una legge sulla corruzione o sul reddito minimo di cittadinanza”. Così si è espresso Andrea Colletti, pentastellato, membro della commissione Giustizia. Insomma, in attesa della discussione e del voto in aula, le opinioni sono parecchio diversificate. E voi, cosa ne pensate? E’ giusto difendere ancora i pochi cardini rimasti della società patriarcale o è bene superarli senza troppi tabù?

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