Parto indolore osservando le foto della famiglia

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A saperlo prima… secondo uno studio dell’Università di Los Angeles guardare le immagini dei propri cari allevia il dolore, in generale, tra cui le doglie del parto. Le foto dei famigliari, o più in generale delle persone a cui si vuole bene si sono rivelate a sorpresa un potente antidolorifico poiché sono in grado di innescare sentimenti positivi talmente forti da portare il paziente a ignorare gran parte del disagio, e del dolore. In precedenza altri studi avevano appurato che persone e animali definiti ‘la famiglia’ vicini quando si soffre aiuta a sopportare maggiormente l’agonia, ma oggi è la prima volta che questo rapporto viene esteso alle immagini, anche durante il parto.

La ricerca ha coinvolto 28 donne a cui è stato effettuato il test del calore, il dolore viene suscitato dal calore tramite un cerotto fino a quando il tester non dichiara basta, durante questo test le donne hanno tenuto la mano del partner senza guardarlo in faccia, successivamente hanno tenuto la mano di uno sconosciuto, infine lo stesso test è stato effettuato in presenza di fotografie del partner e di uno sconosciuto. La maggiore tolleranza al dolore si è verificata quando le donne guardavano la foto del partner.

Il dolore si è ridotto sensibilmente tra il 36% e il 44%, il neuroscienziato Jarred ha spiegato ‘La riduzione del dolore è associato a più alti, le parti corticali del cervello, ma l’amore antidolorifico sembra connesso con i centri di ricompensa. Tale antidolorifico sembra coinvolgere gli aspetti più primitivi del cervello, attivando strutture profonde che possono bloccare il dolore a livello spinale, esattamente come si comportano i più comuni analgesici.’

Portare questa scoperta al parto pare che guardare la foto dei propri famigliari aiuti. Ora, se avete provato le gioie e i dolori del travaglio concorderete con me che è faticoso credere a questa semplice teoria, sia perchè in caso di travaglio lungo è probabile che in quel momento, ma solo in quello, odiate il partner, sia perchè tale è il dolore, la rabbia, la frustrazione, che se mi avessero suggerito di osservare una fotografia probabilmente l’avrei mangiata. Mi sorge il dubbio che molto dipenda dal grado di collaborazione del paziente.

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